Nel luglio del 1943 gli abitanti di Corigliano erano concentrati,in maggioranza,nel vecchio centro storico, sulle pendici collinari della pre-Sila. Schiavonea,il borgo marinaro,distante dal centro storico circa sette chilometri,ospitava un piccolo distaccamento tedesco con precisi compiti di avvistamento di eventuali tentativi di sbarco degli alleati.
Si erano insediati nei locali del complesso edilizio del “Quadrato” e,dal terrazzino che sormontava una delle quattro porte monumentali,quella che guardava il mare, con potenti cannocchiali scrutavano la vastità dell’azzurra distesa d’acqua.
Disponevano di un unico carro armato.Un “Tigre” color sabbia,un vero gioiello tecnologico. Tutti i pomeriggi,di quell’afosa estate,tre militari tedeschi, con quel tigre,salivano su in paese a “gustare …il gelato”.
Noi bambini,una volta accertata la puntualità teutonica, ogni pomeriggio ci recavamo all’ingresso dell’abitato,dove la strada presentava un tornante a strettissimo raggio di curvatura,per vedere come se la cavava quel pesantissimo mezzo cingolato.E invece restammo delusi e sorpresi.
Primo,perche scoprimmo che i cingolati non avevano lo sterzo,bensì due leve che,manovrate alternativamente, facevano muovere,alternativamente,i cingoli di destra o di sinistra,realizzando così la svolta per i gradi necessari a realizzare la curva e,addirittura,riuscivano a girare su sė stessi,realizzando curve impossibili a tutti gli altri veicoli.
Inoltre,sui percorsi stradali,per andare molto più svelto,il manovratore non guardava affatto la strada ma,attraverso una piccola feritoia,seguiva le indicazioni che un collega carrista,seduto sulla torretta,gli impartiva con la bandierina rossa,indicandogli il percorso,se in rettifilo,o se occorreva curvare a destra o a sinistra.
In pratica,il vero pilota,era quello che stava all’esterno,e che impartiva gli ordini,compreso quello di stop in caso di ingombri stradali improvvisi.Il manovratore era un semplice esecutore “cieco”.
Ovviamente,ciò si verificava nelle trasferte pacifiche,dato che,in azione bellica,la “musica” era di tutt’altro tenore. Era comunque palese che tutto faceva parte di una ben studiata manovra propagandistica mirante a rassicurare noi civili che c’erano loro,i tedeschi,a scongiurare eventuali invasioni nemiche,con la loro efficienza militare tutta teutonica e coi loro poderosi mezzi blindati.
Quella trasferta giornaliera,senza alcun motivo strategico, avrebbero potuto farla in modo molto meno dispendioso, sotto il profilo di economia di carburante,con altro mezzo più modesto,per esempio,in motocicletta munita di sidecar. Probabilmente,adottando la scelta di una plateale e palese “ostentazione” di forza,ottenevano un molto efficace esito propagamdistico.
Comunque i gelati,a Corigliano,a dispetto del razionamento e della crisi alimentare,erano buonissimi,e non mancavano mai. Ne ricordo ancora il profumo che ci inebriava al solo passare davanti alle gelaterie del “Combattente”,o di “Gravina”,o del “Gatto Bianco”,tutte “all’Acquanova”,o a quella di “Campana” in via Roma,a sinistra,salendo.
A “Piazza del Popolo”,meta della loro trasferta pomeridiana, due di quei soldati andavano alla gelateria del “Gatto Bianco”, il terzo restava di guardia e,seduto sulla torretta,aspettava che i due gli portassero il suo cono da sorbire. E noi,tutt’intorno,adolescenti,adulti ed anziani,a far commenti su quel blindato. E ognuno,enfaticamente,invitava ad osservarne le meraviglie.
-Guardate la torretta,tutta fusa in un’unica colata.
-Guardate la fiancata,non vi sono chiodature nè bullonature nè saldature.
-Guardate che cannone.
-Guardate i cingoli.Le maglie sono perfettamente articolate tra di loro.
E nella foga di decantare tutti i particolari di quel mezzo,con sottintesa ammirazione ed esaltaziobe di tutto ciò che era tedesco,ci fu chi,maliziosamente,identificando contenitore e contenuto,esclamò:
-“Guardat,guardat ch’cuggjun”.E tutti a guardare.
Il soldato che leccava il gelato,seduto sulla torretta,poichè indossava i pantaloni corti,in quella posizione,non volendo, faceva intravedere un roseo testicolo,tutto tedesco,almeno per la delicatezza del colore,rigorosamente…”ariano”.
Ci fu,è vero,una fragorosa e compiaciuta esplosione d’ilarità, però anche quest’ultima uscita,in fondo,giocò a favore della propagandistica “manovra” tendente a rassicurare la popolazione,con la conferma che,a difesa del nostro suolo patrio,c’era gente … “con i c…….”.
E,certi attributi,si sa,testimoniano la più affidabile garanzia.
E quei tedeschi,a giudicare dal comportamento di quel momento,non sembravano affatto “tedeschi”,tanta era la loro voglia di fraternizzare e,con sorpresa di tutti i presenti, invitarono “GIUVANN’U VAVUSO”,un infelice,affetto da una grave forma di anemia mediterranea che lo costringeva ad una costante emissione di bava,ad entrare nel famigerato Tigre,peraltro, con meraviglia,se non con invidia,di tutti.
Ma un bel giorno,che peraltro è rimasto nella storia,il tigre non salì all’Acquanova.E non si vide mai più in paese.
Era il 25 Luglio del 1943.Badoglio,tra tutti i casini che aveva combinato,non mancò di procurarne uno,anche a Corigliano. Quei gioviali tedeschi erano diventati diffidenti e guardinghi.
E noi,bambini,dovemmo rinunciare a quel rito giornaliero. E il “Gatto Bianco” dovette rinunciare a servire quei coni.
E quei tre soldati tedeschi dovettero abituarsi alla rinuncia di quel gelato “dolcissimo” che,chissà con quanta triste “amarezza”,avranno rimpianto,nel loro,probabilmente, breve scorcio di vita,se pensiamo alle tristi vicende che li attendevano sul fronte della tragica “linea Gustav” e della terribile “linea Gotica”,dove morire era più facile di vivere.
Ernesto Scura