E’ stata messa in scena il 31 ottobre 2014, nell’Aula Magna del Liceo Scientifico “F. Bruno” di Corigliano Calabro all’interno dell’Evento Culturale Libriamoci Librando, iniziativa patrocinata dal Ministero della Pubblica Istruzione, la straordinaria avventura metafisica del sapiente filosofo calabrese Tommaso Campanella, con le sue concezioni rivoluzionarie di filosofia naturalista che si manifestarono in un capolavoro di Utopia: la Repubblica ideale nell’isola di Taprobana.
Gli attori coinvolti, William Gatto come cantastorie e Dafne Abbruzzino, attrice istrionica che ha impersonificato un mago, una mastra setara, ed una tavernara, appartenenti al Parco Tommaso Campanella hanno messo in scena l’oasi della Città del Sole anche attraverso letture incantate estrapolate dal libro composto nelle carceri di Napoli da fra Tommaso Campanella.
L’isola che è apparsa sullo sfondo del libro è una città ideale; in realtà ai tempi del frate domenicano si rappresenta un’immagine controversa della realtà, da una parte con la società colta che vive un effervescente Rinascimento culturale e che lo fanno fantasticare sulle ali della vita ideale, dall’altra una terra desolata dal sole che fa volare basso la povera gente appoggiante un movimento insurrezionale di ribelli provenienti da casali, in un luogo dove il sedile dei nobili governa in combutta con il ViceRe di Napoli e in cui padroni e soldati si spartiscono le risorse naturali.
Lo spettacolo attraverso le letture del testo, ha avuto a riferimento scenico alcuni momenti letterari significativi per l’ispirazione telesiana del giovane domenicano in un momento delicato della sua agonia nelle carceri di Napoli per la rivolta di Squillace, in cui simula la pazzia pur di continuare a scrivere la sua opera principale. Frate eretico, filosofo, mago avventuriero, attraversa con la sua immaginazione, un viaggio nell’isola di Taprobana, sotto forma di un dialogo poetico tra il Campanella nocchiero del Colombo e un cavaliere-cantastorie appartenente all’ordine degli Ospitalari di Malta. Il Viaggio nel tempo ha avuto a riferimento miti greci, canti e suoni delle muse, leggende inerenti alcune costellazioni e profezie narrate dai solari o abitanti della Città del Sole, che hanno fatto da cornice al cuore del racconto in cui si è narrato della difficile situazione dei briganti calabri, dal XVI secolo con Marco Berardi detto Re dei Monti
Saggezza popolare, canti e balli tarantolati al ritmo di chitarre battenti e lira calabrese, colorano le giornate dei briganti, afflitti dal difficile rapporto bene/male che anima il loro spirito di ribelli, eternamente turbati per la ricerca della propria identità di individui: allinearsi al potere del padrone o sovvertire l’ordine seguendo la rivolta del capo Brigante Marco Berardi? In questo contesto, nasce l’utopia nel giovane fra Tommaso in seguito ad alcuni incontri nascosti con il mago Abrahm, ebreo negromante, che gli svela i segreti per osservare il cosmo, e alle letture, proibite dalla Santa Inquisizone, dei tomi “De Rerum natura iuxta propria principia”, del maestro cosentino Bernardino Telesio.
Ci si è mossi tramite la narrazione del suo cantastorie nella struttura, sulle leggi e il governo di quel non luogo che ogni viaggiatore sogna di raggiungere anche per un solo attimo, immerso nella magia di un cielo stellato…
Lo spettacolo si è concluso immaginando e descrivendo di essere ad un banchetto tavolata come nella città del Sole, dove i solari, tramite il racconto di zia Teresa “a tavernara” hanno esaltato le qualità del cibo calabrese che con supressate (soppressate), e sazizze (salsicce) succulenti, formaggi prelibati, funghi porcini che della Sila ne ricordano il profumo dei boschi, conditi con olio al peperoncino rosso “juschente” di Calabria tra brindisi e proverbi, ispirati dal corposo vinello locale nostrano, di questi luoghi ne custodiscono l’essenza.