di Giuseppe Tagliaferro
Si intende proporre un investimento rilevante senza dare una precisa e corretta spiegazione su come questa opera verrà realizzata, sulle conseguenze che deriverebbero dall’avvio di questo tipo di industria nel nostro porto,
sul motivo per il quale questa opera non possa essere realizzata nella nostra zona industriale; dato che,diversamente, non si comprenderebbe perché aver destinato una parte del territorio all’insediamento di siti industriali. Occorrerebbe chiedersi poi “quanti altri porti sono in modo così preponderante occupati da una simile opera”, tale da poterne compromettere la destinazione originaria.
Si tratta della gestione dell’unico porto che il nostro territorio ha a disposizione, e al momento, non si è avviata nessuna contrattazione con la multinazionale, anzi, si percepisce solo una preoccupante subalternità e un silenzio compiacente.
C’è allarme tra i nostri concittadini, i quali hanno il diritto di essere informati, e i nostri rappresentanti politici ed istituzionali il dovere di porre in essere tutte le iniziative necessarie per arrivare ad una soluzione che riesca al contempo a favorire investimenti, occupazione, ma che tenga conto anche dell’impatto ambientale.
Occorre avere interesse non solo al dato occupazionale, pur importante, ma tenere anche conto e valutare attentamente le conseguenze negative su altri settori come la pesca e l’agricoltura, che bisognerebbe salvaguardare e rilanciare.
Preoccupa, ancor più, che nei giorni scorsi, perfino il sindaco Stasi dica di aver appreso soltanto dalla stampa la sottoscrizione di un atto di sottomissione tra l’Autorità del Sistema Portuale e la Baker Hughes. Questa accelerazione non fa altro che nutrire dubbi, e la poca trasparenza alimenta le preoccupazioni.
Si senta il dovere di proteggere e di valorizzare le meraviglie che il nostro territorio ci offre, e soprattutto l’obbligo morale di impedire ai pochi di decidere per tutti, in maniera poco democratica, perché si tratta di decisioni che influenzeranno le generazioni future e la nostra economia. Giuseppe Tagliaferro