“La quattordicesima è quella di S. Giovanni di Dio, formata da una navata oblunga; ha un solo altare grande, ed ai lati, destro e sinistro, due piccoli altari, uno dedicato al Santo Titolare, e l’altro a S. Filomena.
Avea questa Chiesa molti dipinti a fresco incastonati in cornice di stucco, tutte dorate, lungo le pareti dei suoi muri, che rappresentavano i miracoli diversi, operati dal Santo, che furono per mero capriccio tolte via, allorché fu questa chiesa ristaurata. È ufficia da un Cappellano e da una numerosa Congrega”.
Così scriveva, nel 1884, su Crono-Istoria di Corigliano Calabro, Giuseppe Amato a proposito della Chiesa di San Giovanni di Dio (nella foto del prof. Francesco Verardi), il cui culto è intimamente legato alla storia della comunità di Corigliano.
Nonostante la fugacità del tempo e la mutevolezza dei costumi, vi sono alcune tradizioni che, tuttavia, resistono, preservando dall’incuria e dalla scarsa memoria il patrimonio culturale, spirituale e valoriale della città. È quanto accade nella ricorrenza del prossimo 8 marzo, Festa Liturgica di San Giovanni di Dio, ai più noto e venerato come il “Santo degli Ammalati”.
E così ogni anno, in ossequio ad un’antica tradizione e all’insegna del più genuino fervore religioso, si realizza il Settenario di preparazione a tale importante ricorrenza, che culmina poi l’8 marzo con la Santa Messa.
Un appuntamento vissuto e condiviso, con la consueta competenza, dall’omonima Confraternita, guidata con passione, impegno ed esperienza dal Priore Tonino Chiaradia, concittadino noto e unanimemente stimato per la sua profonda umanità, e da tutti gli attenti associati della Confraternita, nonché da tutti i Sacerdoti dell’Unità Pastorale.
Una significativa tradizione, questa in onore di San Giovanni di Dio, atto di fede e devozione popolare che testimonia la bontà dell’azione svolta al servizio della Comunità.
FABIO PISTOIA