Quando lo Stato sbaglia, paga. Lo prevede la Legge, ed è giusto che sia così. È quanto accaduto al 35enne coriglianese Pierluigi Filadoro, che nei giorni scorsi si è visto destinatario di un cospicuo risarcimento per un lungo periodo di ingiusta detenzione subita (ben 229 giorni), in quanto ritenuto responsabile di un reato che, in realtà, non aveva mai commesso.
Un risultato reso possibile grazie alla professionalità e alla ferrea volontà del suo difensore, avvocato Francesco Paolo Oranges, che nelle aule di giustizia ha fatto valere le ragioni del suo assistito, ingiustamente privato della libertà personale.
La vicenda ha origine nell’ormai lontano 2010. Con ordinanza del 4 ottobre 2010, eseguita il 5 successivo, infatti, il Gip presso il Tribunale di Rossano disponeva nei confronti del Filadoro una ordinanza di custodia cautelare in carcere poiché accusato – in concorso con altro soggetto non identificato in quanto col volto travisato da passamontagna – di aver adoperato violenza nei confronti di una donna, consistita nel puntarle contro una pistola calibro 7,65, subito dopo utilizzata per colpirla al naso; quindi, nel tirarle i capelli, si impossessavano della somma in contanti pari a 270,00 euro, procurandosi così un ingiusto profitto con pari danno per la vittima. Fatto aggravato perché commesso da più persone riunite, di cui una travisata e con l’uso delle armi. Tratto in arresto in data 5 ottobre 2010, in esecuzione del predetto titolo cautelare, Filadoro fu associato alla Casa di Reclusione di Rossano; a tutto ciò è poi seguito un lungo iter processuale, originato appunto con l’arresto e definitosi dopo ben 6 anni.
Come sottolinea l’avvocato Oranges, il medesimo iter processuale “ha leso notevolmente il Filadoro nell’immagine e nella persona, provocandogli danni materiali e morali inquantificabili e incommensurabili. Il carcere patito ingiustamente, la gravità della contestazione, l’eclatanza data dalla stampa locale, l’essersi visto destinatario della misura più grave, quella intramuraria, poi di quella domiciliare, poi, ancora, di misura coercitiva, i notevoli sacrifici patiti dalla sua famiglia, il giudizio di primo grado e quello, altresì, estenuante, d’appello col quale è stato condannato, poi il dover ricorrere in Cassazione e, nuovamente, in Appello, hanno gravemente compromesso la morale, il fisico, la psiche”.
Sancita e ribadita l’innocenza del Filadoro nei vari gradi di giudizio, con sentenze di assoluzione, in data 10 ottobre 2019, pertanto, lo stesso difensore ha presentato domanda di riparazione per ingiusta detenzione alla Corte d’Appello di Catanzaro. La I Sezione Penale composta da Gabriella Reillo (presidente), Caterina Capitò (consigliere), Domenico Commodaro (consigliere), riunitasi in Camera di Consiglio il 27 febbraio 2023, ha accolto la domanda per ingiusta detenzione, stabilendo l’equo indennizzo in favore di Pierluigi Filadoro, atto a compensare in chiave solidaristica il pregiudizio patito da chi, come nel caso in specie, abbia subito una ingiusta limitazione della propria libertà personale.
FABIO PISTOIA