Indottrinamento mafioso e responsabilità genitoriale
Grazie ad una Dirigenza (DS Alfonso Costanza) sempre attenta a concretizzare gli obiettivi stabiliti nel POF, martedì 24 novembre 2015 ero presente all’incontro sul tema: “Indottrinamento mafioso e responsabilità genitoriale: l’orientamento giurisprudenziale del tribunale per i minorenni di Reggio Calabria”, tenutosi nella prestigiosa sala Koch del Senato e organizzato dal Garante per l’infanzia della Regione Calabria Marilina Intrieri e dall’ambasciatore Francesco Maria Greco.
Tema di fondamentale rilevanza per la Calabria scaturito dall’orientamento giurisprudenziale assunto dal Presidente del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria, Dott. Di Bella a fini di tutela dei minori di famiglie mafiose, con provvedimenti civili di decadenza della responsabilità genitoriale e, nei casi più gravi, con l’allontanamento dei minori dal nucleo familiare mafioso, in via di urgenza, per rischi di integrità psicofisica.
Un partecipato dibattito aperto dal saluto del Presidente del Senato, Pietro Grasso.
“Lo Stato non può accettare che questi Ragazzi abbiano un destino segnato” …… “Il caso calabrese è emblematico: le ‘ndrine sono vere e proprie famiglie di sangue, da cui è ancora più difficile immaginare di liberarsi per collaborare con la giustizia. Anzi, spesso si allevano i figli fin dalla più tenera età con l’idea della faida, della vendetta, dell’odio nei confronti della famiglia rivale.”…..“Come Stato non possiamo accettare l’idea che la nascita rechi le tracce di un destino segnato, che nel dna sia impresso il comportamento criminale, che non possa darsi speranza per i figli dei criminali” – ha sottolineato Grasso –“Sono tanti i casi di figlie e figli che si sono allontanati dall’ascendenza mafiosa dei propri genitori: ciascuno di loro ha dovuto affrontare dilemmi profondi e laceranti, ma con il sostegno di figure adulte di riferimento, penso soprattutto a tante madri coraggiose, a tantissimi insegnanti testardi, a molti sacerdoti impegnati, sono riusciti a liberarsi dallo stigma familiare”.
La seconda carica dello Stato si è detto convinto della “possibilità di cambiamento che nasce dalla consapevolezza, dalla cultura, dall’amore verso i propri figli. Recidere i legami familiari con un provvedimento giuridico è possibile, ma nessun sentimento si dissolve per decreto. Lavorare con determinazione, pazienza e impegno con queste ragazze e questi ragazzi – ha evidenziato Grasso – è senza dubbio più difficile, ma è l’unica strada che possa davvero liberare i figli dalle colpe dei padri”.
Accorato e pieno di enfasi l’intervento del Dott. Roberto Di Bella che ha così spiegato le linee di intervento: ” Abbiamo deciso di censurare il modello educativo mafioso nei casi in cui arrechi pregiudizio all’incolumità psico-fisico dei minori. I risultati dei primi provvedimenti emessi, circa una ventina, sono incoraggianti: i ragazzi hanno ripreso una frequenza scolastica prima interrotta, stanno seguendo percorsi socialmente utili con rieducazione da parte dei rappresentanti delle forze dell’ordine, psicologi ed educatori”.
Le ‘ndrine, ha continuato Di Bella, “si assicurano il potere sul territorio attraverso la continuità generazionale….. La trasmissione di cultura mafiosa di padre in figlio è un fenomeno endemico per troppo tempo sottovalutato. E noi vogliamo mostrare ai ragazzi che esiste un mondo diverso”.
Per ottenere maggiori risultati “serve però costruire livelli di supporto e accompagnamento di questi ragazzi dopo la maggiore età per un’autonomia esistenziale e lavorativa. La sola rete pubblica non è sufficiente e l’apporto di associazioni antimafia come Libera e Addiopizzo è assolutamente irrinunciabile”.
Quelli dei minori di ‘ndrangheta, ha concluso Di Bella “è una materia che non può essere confinata solo al settore giudiziario e a tribunali di frontiera come il nostro, che hanno scarso organico, ma richiede interventi legislativi, politici, sociali e scolastici di ampio respiro”.
Proprio la reiterata assenza scolastica con conseguente dispersione scolastica, con percentuali statistiche fra le più alte in Calabria, è uno dei fattori indicativi del problema ‘ndrangheta, fenomeno culturale difficile da scardinare.
“La Scuola non può farlo” ha affermato il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria Dott. Cafiero De Raho nel suo intervento sottolineando l’ introduzione di un nuovo metodo di lavoro in rete, che trova proprio nei protocolli d’intesa già adottati dal Tribunale dei minorenni di Reggio Calabria un modello da assumere a livello nazionale.
Lo stesso De Raho ha messo in risalto le difficoltà del territorio in cui opera: “La scuola non è in grado di soddisfare le esigenze, i servizi sociali non funzionano. Questo è il contesto in cui nasce il provvedimento di decadenza del presidente Di Bella”….. Per cui “o si interviene sottraendo il minore alla famiglia o il destino del ragazzo è segnato”……. e i “provvedimenti come quello del Tribunale per minorenni di Reggio Calabria rappresentano l’unica alternativa possibile per modificare questo destino”.
Si è soffermato inoltre sul problema del traffico internazionale di droga nelle mani esclusive della ‘ndrangheta, sulle condizioni delle donne all’interno delle ‘ndrine, “trattate come schiave, senza diritto di parola, assoggettate a violenza e costrette a subire delle regole senza facoltà di scelta. E i loro figli vengono educati a un modello di vita che è quello della ‘ndrangheta”. Spesso alcune di loro si ribellano, ma senza grossi risultati per mancanza di risposte adeguate da parte dello Stato, come è successo a Lea Garofalo.
La criminalità, ha concluso De Raho “non si batte solo con arresti e condanne, ma con una battaglia culturale , con il lavoro e la solidarietà”.
Nel corso del Convegno la parlamentare Enza Bruno Bossio ha annunciato la presentazione di una importante proposta di legge che introduce l’obbligo di avviso ai Tribunali per i minori in caso di arresto, fermo, custodia cautelare o esecuzione di pena per condanna definitiva, disposti nei confronti di soggetti maggiorenni che abbiano figli di età inferiore ai diciotto anni.
“Questa proposta di legge è il frutto delle audizioni svoltesi durante la visita della Commissione antimafia in Calabria lo scorso 26 e 27 ottobre. In quella occasione riflettendo sulla tragedia del piccolo Cocò, assassinato a Cassano Ionio insieme al nonno in un agguato di mafia, è stato denunciato un grave vuoto normativo”….. “Quanto è accaduto al piccolo Cocò, – ha detto ancora Bruno Bossio – affidato al nonno affiliato ad una organizzazione criminale e che lo ha esposto al rischio che ne ha causato la morte, costituisce un caso emblematico. Quella morte probabilmente si sarebbe potuta evitare se il Tribunale dei minori fosse stato messo in condizione di intervenire”………. “La proposta è nata dallo straordinario lavoro di magistrati come il presidente del Tribunale dei minori di Reggio Calabria Dott. Roberto Di Bella e del Dott. Giuseppe Creazzo che, quando era a Palmi, per primo adottò protocolli d’intesa che mettessero in comunicazione i vari uffici giudiziari di fronte a situazioni che vedevano la presenza di minori in contesti mafiosi.”
Il Dott. Giuseppe Creazzo oggi Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze, nel suo intervento ha auspicato che “la passione del presidente Di Bella divenga un modello da esportare in tutto il territorio nazionale”
Presente all’incontro anche il Presidente della Regione, Mario Oliverio che ha condiviso pienamente l’orientamento giurisprudenziale e ha espresso la volontà della sua amministrazione di sottoscrivere Protocolli di Intesa in tempi brevi con l’impegno di utilizzare risorse e progetti per favorire la cultura della legalità, nell’ambito di una strategia che la Regione Calabria adotterà nei settori della tutela dei minori, della formazione e dell’istruzione.
I lavori del convegno sono stati conclusi da Cosimo Ferri, sottosegretario alla Giustizia con delega alla giustizia minorile.
“Dobbiamo lavorare per proteggere e staccare il minore dalla realtà in cui vive e per questo occorre una rete delle istituzioni e soprattutto la presenza della scuola – ha sottolineato Ferri -.
Prima di entrare al Senato ho visitato la cappella Contarelli che si trova nella Chiesa di San Luigi dei Francesi e ospita il ciclo pittorico su San Matteo realizzato da Caravaggio, il maestro che ha profondamente influenzato la pittura del Cavalier Calabrese: Mattia Preti.
Nell’omonima piazza e sul sagrato della Chiesa militari e Forze dell’Ordine – ma tutto mi sembra normale , in fondo mi trovo davanti a Palazzo Madama!
Entro quindi nella Chiesa e sul lato della porta, nascosto nella penombra, qualcuno che somiglia a Mike Tyson mi chiede in perfetto francese: Mme, s’il vous plaît le sac…
Lo guardo meravigliata e con l’ingenuità che mi contraddistingue…….. ah! Ecco…. Mi ero dimenticata che c’è una guerra in corso e che quel Bene Culturale potrebbe essere un obiettivo sensibile!!!
Ma forse a tutto questo non ha contribuito anche la ‘ndrangheta?
In fondo è una questione di controllo del territorio e vi potrebbe essere una eterogenesi degli obiettivi!
Al contrario spesso si legge anche che la presenza della criminalità organizzata possa costituire una sorta di deterrente all’avanzare del terrorismo internazionale! Bella consolazione….. Tombaroli, traffico di droga e di armi …… da quanti anni la mia Regione vive in uno stato di guerra latente?
Nel Convegno è anche emerso che (forse) nel campo imprenditoriale non c’è e non può nascere attività che non sia direttamente controllata dalla ‘ndrangheta …… e allora i nostri giovani Geometri potranno mai un domani lavorare liberamente, mettendo in pratica l’etica e la morale che la Scuola gli sta insegnando?
Ma dove sono i Diritti di noi Calabresi?
Gli strumenti giuridici internazionali dei diritti umani contengono clausole che autorizzano gli Stati, in occasione di grave pericolo pubblico, a sospendere i diritti in essi previsti, fatta eccezione per alcuni determinati diritti fondamentali, che vengono chiamati il “nocciolo duro” dei diritti dell’uomo. Infatti, non è in nessun caso possibile derogare a questi, quale che sia il trattato. In particolare si tratta del diritto alla vita, del divieto di tortura, delle pene e dei trattamenti inumani, della schiavitù e dell’assoggettamento a servitù, oltre che del principio di LEGALITA’ e di non retroattività della legge.
E ancora: le prime categorie tutelate dal DIU (Diritto Internazionale Umanitario) sono : le donne e i bambini!!!!!!!!!!!!
L’articolo 3 inoltre, è sicuramente uno dei principi più significativi della Costituzione Repubblicana: esso è il portato dei valori che discendono dalla Rivoluzione Francese (Liberté, égalité et fraternité) e dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
“….. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana ……”
E come se non bastasse ……..:
“È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori dal matrimonio. Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti…..” (Art. 30).
Uno Stato quindi che voglia essere credibile deve fare di tutto per rimuovere gli ostacoli.
In questo incontro , dunque, finalmente una richiesta di assunzione di responsabilità da parte dello Stato che, supportato dalla Scuola e insieme con essa deve diventare promotore di quel cambiamento culturale senza il quale non ci sarà la possibilità di avere in Calabria una qualità di vita migliore all’insegna della legalità e quindi della libertà.
La costruzione della Pace è una collana di piccoli gesti che ognuno applica nella sua quotidianità.
Prof.ssa Achiropita Straface
ITG “Falcone e Borsellino” Rossano
– Decibel-