L’“Arca di Noè” era tra i beni confiscati nel 2012 a Giovanni Guidi alias “’U Mussuti”, fratello dell’esponente di spicco del locale, Vincenzo
“Piazza pulita”, o meglio “spiaggia pulita”. Almeno in quel tratto – centralissimo – dell’arenile di Schiavonea, la popolosa frazione marina di Corigliano Calabro.
Da alcuni giorni, infatti, le ruspe d’una ditta incaricata dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni confiscati sta effettuando la demolizione di quell’imponente ex stabilimento balneare che nella sua lunga storia ha avuto due nomi: “Lido da Giovanni” ed “Arca di Noè”.
Lo stabilimento era finito nel mirino dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, i quali nel 2007 ne ordinarono il sequestro preventivo a carico del titolare, Giovanni Guidi alias “’U mussuti”, fratello di quel Vincenzo da svariati anni detenuto in carcere e con pesanti condanne definitive sul groppone poichè ritenuto da varie sentenze esponente di spicco di quello che un tempo fu il “locale” di ‘ndrangheta di Corigliano Calabro.
Nel maggio del 2012 per l’”Arca di Noè” giunse il provvedimento di confisca da parte dello Stato.
L’imponente struttura balneare era sorta sull’arenile abusivamente, nel periodo a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, e fu molto frequentata.
Ma da anni arrugginiva in modo desolante su una delle porzioni del litorale coriglianese tra i più centrali.
La struttura era infatti in uno stato d’assoluto abbandono, con le reti che lo delimitavano quasi completamente divelte e con un accesso senza difficoltà alcuna da parte di chiunque, grandi e piccini che d’estate affollano quel tratto di spiaggia.
Fino a un paio d’anni fa al suo interno si potevano scorgere i frigoriferi, i congelatori, le macchinette per il caffè, i forni, le sedie, gli ombrelloni e i “pedalò” lasciati alla mercè delle onde marine che durante l’inverno lo invade portandovi sabbia e detriti.
E ciò poteva indurre gl’ignari turisti di Schiavonea a pensare che quel lido avesse semplicemente chiuso da qualche anno i battenti.
Ma esso fuori stagione era diventato pure un ricovero di fortuna pericolosissimo per poveri immigrati.
Dopo le ruspe la vista del mare è un po’ più libera dall’ombra ingombrante della ‘ndrangheta…