A nome, prima che a nome di tanti concittadini nei quali è forte la delusione e la tristezza per quanto è lo sfregio culturale, sociale e antropologico che questa Compagine politico-amministrativa ha operato nella ormai ex Piazza del Popolo, intendo esprime un pensiero di condivisione e anche di gratitudine per quanto il cittadino Mario ha scritto in questo suo intervento:
Geraci e i suoi hanno soppresso la nostra storica piazza dell'”Acquanova” con tanta leggerezza, non capendo che il futuro e il benessere di un popolo passa proprio dalla memoria storica e dai suoi simboli! E l’Acquanova è, o meglio era, il simbolo per eccellenza di questa memoria! Lì , all’Acquanova, negli anni 50, 60, 70 si celebrava ogni giorno il rito della socializzazione e dello scambio culturale e comunitario tra le persone; lì vi sono tenuti le grandi “adunate” politico-culturale-sociali della Città con gli storici, e anche affascinanti comizi e manifestazioni di piazza, che anno contraddistinto quegli anni!
Caro dott. Pellegrino, lei che è più che un attento cittaddino, uno dei figli più belli della nostra città, un esempio di cittadinanza per tutti, a mio modesto parere, ha fatto bene a scrivere “quella” riflessione su questa piazza, evidentemente anche lei è tra quella stragrande platea di coriglianesi che si è sentito usurpato di un “proprio” pezzo di cuore è per questo ha espresso quel “concetto” impregnato non di “modernismo” ma di realismo, poiché è inutile girarci attorno che i centri storici, questo ho sostanzialmente colto in quel suo “dire” sono destinati al declino perché gli uomini aspirano e sono allettati dalle “comodità” del progresso (cosa, fenomeno, che nel centro storico per forza di cosa ha molteplici difficoltà ad attecchire, e questo già nell’etimologia della sua stessa definizione). Ma con questo non possiamo seguire il “flusso” comune e cinico dei nostri tempi, tendente appunto a vivere l’attimo, a godere dell’effimero e apparente beneficio del momento! Ecco in quell’articolo, lei, dottore e stimato cittadino Pellegrino, ha dato per scontato tutto questo, come se si fosse rassegnato a questo andazzo. E questo che non condivido, poiché sono gli uomini che hanno uno sguardo più ampio, maturo e qualificato, è la “borghesia” intellettuale nell’accezione più bella, di cui lei fa parte e rientra a pieno titolo (ma lei già interviene, riflette, critica, e quindi si espone… mentre molti altri di quello stesso “rango” vivono e lasciano…morire…in silenzio) che dovrebbe avvertire nel proprio animo quella passione ardente di “crederci”, di provarci, di coinvolgere e influenzare, con le proprie “riflessioni”, con la propria partecipazione, con la propria condotta di vita tutti gli altri…
Chiedo scusa, se sono intervenuto e mi sono “intromesso” ma credo che la “questione” dell’Acquanova merita un’attenta riflessione che vada oltre il generico, la sociologia è una branca importante della scienza che studia i fenomeni sociali delle comunità, ma qui ci vuole altro ancora, non bisogna girarci attorno, bisogna dire le cose come stanno, occorre mostrare tutto il proprio dissenso culturale, intellettuale, sociale e politico verso questa scellerata scelta, posta in essere dalla Straface ieri e da Geraci, Dima e tutti quelli che oggi sostengono quest’Amministrazione di sopprimere quel “luogo”, quella piazza, quel simbolo!
Sono stati spesi centinaia di miglia di euro, non per ottimizzare un servizio, non per migliorare la vivibilità della città ma per sopprimere un pezzo di storia, un pezzo di cuore, l’anima della nostra città!
La piazza la si poteva celebrare e renderla più bella senza occuparla con quell’ammasso di cemento, e con quell’esuberanza di gesso che alla storia dovrebbe essere una gigantesca fontana, bastava un leggero restyling magari con un leggero “rialzo” del lastricato della piazza rispetto alla carreggiata della strada… lasciando lo “spazio” agli uomini, alle persone, alla vita sociale della nostra comunità!
E’ la cosa più brutta e da non credere è che tutto questo l’ha compiuta un uomo come Geraci, che parla tanto bene di passato e nuove generazioni ma che poi dimostra nei fatti di essere completamente disinteressato sia all’uno che agli altri, ma poi penso che egli è lo stesso sindaco che ha soppresso il “Fosso bianco”, che ha isolato il Castello Ducale, che ha adottato le politiche deleterie di costruire quello scempio (di quelle case popolari) lungo la via della “Iacina”, smembrando quartieri storici come San Giovanni, San Domenico e San Martino… allora dico quanta tristezza egregio Sindaco, quanta pena amici miei!