Pure giubbotti antiproiettili e lampeggianti in uso alle forze dell’ordine nell’arsenale d’armi scoperto a Vaccarizzo Albanese dai “baschi verdi” della Finanza
Molto verosimilmente le menti criminali delle ‘ndrine di Corigliano Calabro stavano progettando un plateale assalto armato a un furgone portavalori. Oppure a un istituto di credito del circondario.
Molto meno probabile l’ipotesi d’un attentato mortale nei confronti di nemici “esterni” o “interni”.
A fermare qualsiasi tipo di già preventivata azione sono stati i finanzieri della speciale sezione Antiterrorismo e pronto impiego (Atpi) del Gruppo di Sibari.
I “baschi verdi” di stanza presso la caserma “Carmine Perrone” si sarebbero mossi sotto l’egida d’una “soffiata” raccolta da fonte confidenziale.
E così, nella mattinata di venerdì scorso, sono arrivati dritti dritti in quel posto immerso tra gli uliveti delle colline che insistono nel piccolo e tranquillo comune di Vaccarizzo Albanese, a un tiro di schioppo dal Coriglianese.
E proprio nel posto indicato dal delatore gli uomini del tenente colonnello Sergio Rocco hanno rinvenuto, ben occultato in un terrapieno, quel grosso ed ingombrante sacco di plastica nero, ben chiuso, al cui interno era occultato un borsone di nylon scuro e “cautelato” in modo da proteggerne il contenuto dall’umidità.
Al suo interno v’era infatti custodito un vero e proprio arsenale d’armi da fuoco coi relativi munizionamenti, e non solo.
Un’ottima “soffiata”, quindi, che ha consentito agl’investigastori di sventare un sicuro quanto “importante” fatto criminale.
In particolare all’interno del borsone i finanzieri hanno rinvenuto una pistola calibro 9, due fucili – uno a pompa ed un altero a canne mozze entrambi calibro 12 – una mitraglietta calibro 9 dotata di silenziatore ed il relativo munizionamento.
Non solo. Già, perché il borsone conteneva pure tre giubbotti antiproiettili, due passamontagna, alcuni fumogeni, uno spray al peperoncino ed un lampeggiante di colore blu del tipo in uso alle forze dell’ordine ma sprovvisto d’alcun tipo di numero identificativo.
Del ritrovamento dell’arsenale, sottoposto a sequestro nei confronti d’ignoti, è stato immediatamente informato il Procuratore capo di Castrovillari, Franco Giacomantonio, ed il sostituto di turno Maria Sofia Cozza.
E da venerdì sono in corso gli accertamenti di tipo tecnico finalizzati ad individuare la provenienza dell’intera dotazione d’armi da fuoco e di quell’equipaggiamento.
Sul piano più meramente investigativo, invece, si punta a capire quale fosse il sicuro progettato utilizzo dell’arsenale e a identificarne i possessori.
Dilemmi tutti ancora da “decifrare” e che a queste latitudini hanno un comune denominatore contenuto nella parola ‘ndrangheta, l’unica “in virtù” della quale può realizzarsi certo tipo d’azioni criminali…