Da anni, supportato da alcuni cittadini, porto avanti una “battaglia’ afferente un luogo caro alla memoria e alla storia di Corigliano, purtroppo non più visitabile in quanto in completo stato di abbandono: la Chiesa carmelitana dell’Annunziata annessa all’antico Convento del Carmine.
“Per Giacomo Patari, nella sua storia di Corigliano del 1891, quella del Carmine «è la seconda Chiesa delle belle, grandi esistenti in Corigliano». Per lo storico Francesco Grillo, invece, «architettonicamente è la più interessante».
Sarebbe opportuno, anzi doveroso, che questo prezioso bene storico, artistico, culturale e religioso divenisse per tutto l’arco dell’anno simbolo dei fasti e della vita di un tempo, iniziando dalla costante apertura di quel triste cancello che oggi ne impedisce la visuale e finanche la deposizione di un fiore all’esterno della Chiesa, per come invece richiesto da molti cittadini. Un’istanza legittima e un’esigenza dai più avvertita.
“In una mirabile descrizione a firma dello storico Martino Rizzo, il nostro indimenticabile concittadino Enzo Viteritti, in un articolo del “Serratore” del febbraio 1994, confessava la sua emozione nel vedere che erano iniziati i lavori di recupero e di restauro della Chiesa. Nello stesso articolo, Enzo ricordava che la stessa era «già stata sottoposta, a partire dal lontano 1975, ad interventi di restauro che sembrava dovessero essere risolutivi». Infatti, nel 1975 rifecero il pavimento dell’abside e tra il 1977-78 fu completata la pavimentazione e aboliti gli altari laterali in pietra e calce. Infine, nel 1979 fu messo mano al tetto e la facciata principale. Purtroppo, però, le cose non sono andate come dovevano e la Chiesa è tuttora chiusa, in pessimo stato e inagibile.
Nel mese di luglio dello scorso anno, con alcuni amici dell’Associazione di promozione sociale “Unione è Forza”, ho anche incontrato il nostro Vescovo, auspicando il suddetto segnale d’apertura in modo definitivo. La Città di Corigliano Rossano deve tornare a riappropriarsi della Chiesa del Carmine: baluardo di un passato che è certezza d’unione, nonché speranza e avvenire per tutta la comunità.
FABIO PISTOIA