Far visita ai propri cari, nel luogo dell’eterno riposo, è atto doveroso e sentito per tanti di noi; non una semplice abitudine, piuttosto un gesto per riaffermare, sempre e comunque, affetto e vicinanza a quanti hanno lasciato questa vita terrena, ma continuano ad essere vivi nelle menti e nei cuori di chi resta.
Tale comportamento dovrebbe indurre, in modo più che naturale, ad utilizzare un abbigliamento consono per rispetto alla sacralità del luogo, eppure e purtroppo non sempre è così. Si moltiplicano gli spiacevoli casi, infatti, nei quali al decoro si preferisca altro, recandosi all’interno del cimitero di Corigliano finanche in abiti succinti o trasparenti con costumi da bagno ben visibili.
C’è poco da ridere, poiché non si tratta di una barzelletta. Di recente, infatti, si sono verificati più episodi di aggressioni verbali nei confronti di quanti, all’interno del cimitero coriglianese, lavorano con impegno e dedizione, ‘rei’ di aver fatto notare a taluni di non avere un abbigliamento consono al luogo sacro.
Anche a nome dell’amministrativo Marchesano e degli operatori della “Stige”, quotidianamente presenti nel cimitero ausonico, si rivolge, pertanto, un accorato appello a tutti affinché, nel far visita ai rispettivi cari, ci si attenga al rispetto delle regole, del buonsenso, del vivere civile. Ogni luogo ha un suo perché, un suo codice di valori, una modalità da osservare.
FABIO PISTOIA