Il Tribunale dell’Aquila ha condannato a 10 anni di reclusione un operaio 49enne originario della Sibaritide, impegnato nella ricostruzione post-terremoto, nell’ambito di un processo molto delicato che ha ruotato attorno alla vicenda di una minore di 14 anni, costretta a subire violenze sessuali sotto la minaccia di morte.
Violenze dalle quali ha contratto l’epatite Hbv con importanti ripercussioni sul fegato. Lesioni personali dalle quali l’uomo è stato assolto, come ha dimostrato in aula il suo legale, in quanto inconsapevole di aver contratto la malattia, fino a quando non è stato costretto a fare ricorso alle cure dei medici dell’ospedale dell’Aquila. Ricovero che ha di fatto interrotto definitivamente i rapporti sessuali con la parte offesa.
Secondo l’accusa l’imputato avrebbe approfittato dell’assenza prolungata della mamma della minorenne per compiere diverse violenze sessuali. La ragazzina, portata nell’abitazione dell’imputato, sarebbe stata costretta a subire le violenze con la minaccia di essere uccisa. Quattro gli episodi riferiti dalla giovane che sarebbero avvenuti all’interno della macchina dell’imputato chiusa a chiave dall’interno e in un’abitazione disabitata, come raccontato drammaticamente in aula dalla stessa parte offesa, oggi maggiorenne.
FABIO PISTOIA