V’è stato un tempo, a Corigliano, nel quale svolgere attività politica non equivaleva a mero apparire, vacuo ostentare, sterile ambire e primeggiare.
I governanti non si vantavano di aver fatto ripulire un’aiuola né riverniciato una segnaletica, addirittura dopo anni, perché ritenuta ordinaria e doverosa amministrazione, così come gli oppositori non facevano continui predicozzi agli stessi senza autonomamente costituire, tuttavia, una valida e credibile alternativa.
Quel tempo, purtroppo, non l’ho personalmente vissuto per ragioni anagrafiche, ma a tale epoca florida, dal punto di vista umano e politico-istituzionale, ho sempre guardato con attenzione e ammirazione, attraverso i racconti dei miei genitori, nonché mediante letture e approfondimenti informativi dettati da autentico interesse e non semplice curiosità.
Orbene, di quella intensa stagione v’è stato certamente, tra i protagonisti, un uomo che nei giorni scorsi ha cessato la sua esperienza terrena. Un uomo che, in realtà, continuerà a rimanere sempre vivo in tutta la comunità e non solo tra i suoi adorati affetti, perché è stato capace di farsi volere bene, stimare, rimpiangere.
Corrisponde al nome di Antonio Berardi l’esempio di vita, la figura di rettitudine morale, l’impegno profuso per la città e l’operosa abnegazione, le lotte per l’emancipazione degli ultimi, la tenacia di un’azione individuale e collettiva sempre mirata al bene comune. Berardi, compagno di mio padre e di tanti altri esponenti del Partito Comunista Italiano, è stato uno dei maggiori e migliori testimoni di battaglie condotte per l’affermazione di ideali e valori dei quali andare orgogliosi e fieri. Senza mai lesinare né tempo né energie, ha interpretato l’ardente desiderio di cambiamento di una terra, la necessità impellente del riscatto dei ceti deboli della società, sempre schierandosi, senza tentennamenti, dalla parte degli oppressi e giammai degli oppressori.
S’è fatto apprezzare finanche dagli avversari politici, così come si confà solo ai grandi uomini. Consigliere e assessore comunale, Berardi è stato un figlio del popolo capace di continuare a parlare sempre e comunque la lingua e la cultura di quel popolo stesso, senza infingimenti, e interpretando i desideri, i bisogni, le istanze di larghi strati della popolazione. Uomo probo, amante della famiglia, del lavoro e della sua comunità, non si è risparmiato nel civico impegno tanto da costituire un faro, una bussola di riferimento, una sorgente alla quale attingere in luogo delle sue doti di semplicità e saggezza.
E così oggi, in mezzo a tanti figuranti della politica nostrana ed alle loro liti di bassa lega, s’erge l’esempio, alto e limpido, di Antonio Berardi. La politica come servizio e l’umiltà come valore.
FABIO PISTOIA