L’ulivo è l’albero della pace. Le nostre contrade ne son piene, da almeno 2500 anni, già da prima che vi giungessero i coloni greci a renderlo meno silvestre. L’ammirano tutti e, chi può, ne pianta anche uno nel giardino della propria casa. Tanti i poeti d’ogni dove, che ne son rimasti rapiti.
D’Annunzio ha scritto che gli ulivi “cantan pace in lor linguaggio muto” ed anche Neruda, da par suo, ne ha colto “l’inesauribile pace”. Ebbene, noi, che pur negli ulivi siamo immersi e d’essi respiriamo l’aroma, ecco che di pace – ironia della sorte – ne abbiamo neanche una briciola. Qualcuno dice che non ce la meritiamo, per via che l’abbiamo già rubata, con la nostra condotta, ai figli e ai figli dei nostri figli.