Nessuna novità all’orizzonte. Ataviche problematiche che affliggono la categoria tornano a riaffiorare anche quest’anno, con l’inizio dell’ennesima stagione agrumicola. Nonostante l’impegno profuso da associazioni di categoria e le pubbliche denunce in tal senso formulate da cooperative di produttori, grandi distributori e piccoli imprenditori, le cose che non vanno nel settore sono ancora tante, con grave nocumento per l’economia locale.
Arriva da Roma la conferma del cattivo sistema vigente, ossia quello di valorizzare le clementine provenienti dall’estero, in primis dalla Spagna, in luogo di quelle propriamenti calabresi, e nello specifico della Piana di Sibari. Sono alcuni concittadini di Corigliano Rossano, a Roma per lavoro, che raccontano quanto accaduto, nei giorni scorsi, in taluni “mercatini” della Capitale: clementine nostrane vendute al prezzo di 1,50 euro al chilogrammo, mentre quelle spagnole esattamente il doppio, ossia 3,00 per la medesima quantità. Sdegno e amarezza nei malcapitati osservatori di tali scene.
Cosa fare per tutelare tale eccellenza locale? Impedire una volta per tutte l’immissione sui mercati italiani di simili prodotti “taroccati”, nemici dichiarati delle nostre clementine e di quanti sono impegnati quotidianamente, con sacrificio e abnegazione, per consegnare frutti salutari e originali nella loro integrità e nel loro gusto.
Fabio Pistoia