Mi è difficile comprendere come sia possibile ritrovarsi sotto indagine senza aver mai ricevuto nè una notifica, nè un avviso nè altro tipo di comunicazione. Mi risulta difficile capire come possa essere “oggetto d’indagine” l’aver lavorato in uno studio medico che ha certificato lo stato influenzale di un bambino. E, quindi, mi risulta difficile capire quali sarebbero “i guai” in cui sarei finito. Questo non viene naturalmente detto nell’articolo de “Garantista”:avrebbero, uso il condizionale perché i miei legali stanno verificando, indagato sul sottoscritto perché è stato fatto un certificato medico attestante il bisogno di assistenza familiare di un bimbo malato.
Naturalmente a nulla serve dire che non sono io che faccio questi certificati, ne che, evidentemente il bimbo era malato. Ed a scanso d’equivoci,”assistenza familiare” significa che uno dei genitori – lo decide la famiglia e non il medico ne tanto meno il segretario del medico – deve rimanere a casa con il figlio malato.
Non contesto assolutamente che si sia indagato, ci mancherebbe. Non contesto nemmeno che la notizia sia prima entrata in possesso ad un giornalista piuttosto che al sottoscritto. Mi lascia perplesso il voler dare risalto al mio nome solo per il fatto che ho avuto un ruolo in un partito politico. Ed è questa la cosa che mi ferisce: che il partito a cui sono iscritto possa essere tirato in ballo in una vicenda che, almeno per quanto mi riguarda, non ha che fare ne con falsi braccianti – a meno che il bimbo non lavorasse già nei campi – ne con invalidità. Non ho alcuna preoccupazione personale perché sono sicuro che non può essere un reato aver fatto il proprio lavoro. Allo stesso modo sono sicuro che nessun reato sia mai stato commesso in quello studio medico. Trovo quasi simpatico che un giornale che ha come linea editoriale il garantismo poi non si faccia specie a gettare il “mostro in prima pagina” scrivendo appunto: nei guai un dirigente politico di SEL…
Circa venti giorni fa mi sono dimesso dalla segreteria provinciale di SEL perché non condividevo parte della linea politica regionale. Oggi non ricopro nessuna carica all’interno del partito se non un posto in assemblea provinciale. Perché allora cercare lo scoop citando SEL?
Naturalmente, siccome ci sono ragioni che non possono essere piegate al proprio interesse personale, ho provveduto ad autosospendermi anche dall’assemblea provinciale del mio partito. Sono certo di non aver fatto nulla, sono altrettanto certo di non essere nemmeno oggetto “interessante” per le indagine. Ma sono sempre stato convinto che ogni qualvolta ci si trovi coinvolto in una qualunque tipo d’indagine e questa coinvolga il nome del partito bisogna farsi da parte. Credo di risultare anche abbastanza “fesso” nel preoccuparmi di queste cose…Ma tant’è.
Rimango convinto che la magistratura faccia bene ad indagare. Mi sarei aspettato, se mai fossi stato veramente oggetto d’indagine, d’esser sentito. Rimango perplesso che si possa ipotizzare che all’interno di uno studio medico, dove vengono visitati minori e si parla anche di malattie estremamente private e delicate, non si arrivi a piazzare delle cimici. Che questi particolari siano poi resi noti alla stampa rimane uno di quei fatti che alimentano la sfiducia nella magistratura.
Rimane ancora l’amarezza per aver appreso tutto questo in una giornata molto particolare e triste per la mia famiglia…il caso, spesso, sa essere crudele. Certo non avevamo bisogno di altro per ricordare il 13 febbraio…
Alberto Laise