Ecco i passaggi formali da “rispettare” per accedere al “Piano pluriennale di riequilibrio” dei conti pubblici. La presunta “preclusione” a tale piano, allo stato attuale, non è affatto scattata per come invece si vuol far credere .
Cari cittadini di Corigliano, tutti abbiamo capito da tempo che presso la casa comunale esiste ormai da alcuni anni un grosso “deficit strutturale” dovuto sia ad una mancata (ma ritengo anche difficilissima!!!) sana gestione dei conti pubblici, sia al mancato rispetto di alcuni principi fondamentali dettati dal nostro legislatore negli ultimi anni in materia di stabilità della finanza locale.
Lo scopo dell’intervento, è bene precisarlo, non è quello di provare ad individuare le presunte responsabilità politiche e personali del deleterio quadro contabile venutasi a delineare che, peraltro, risulterebbe assolutamente inutile e fuorviante in questa delicata fase, ma quello di provare ad indicare alle istituzioni i possibili “rimedi” tecnici da utilizzare, per tentare di evitare una dichiarazione di dissesto che, visto gli effetti che determinerebbe, sarebbe assolutamente nefasta sia per l’amministrazione che per tutti i cittadini di questo comune. Limitandomi pertanto a sottolineare che i rilievi mossi dalla Corte dei Conti si riferiscono principalmente alle annualità 2011-2012 e quindi non sono riferibili né all’attuale amministrazione né tanto meno alle amministrazioni precedenti, passo ad indicare quelli che secondo me sono ora i “passaggi tecnici” assolutamente necessari ed “obbligati” da porre in essere, dal punto di vista legale-amministrativo, per evitare “ il peggio”, ossia la dichiarazione del dissesto comunale.
In questa fase, il presupposto imprescindibile dal quale si deve partire, secondo me, è quello della “presa d’atto” da parte dell’attuale Amministrazione del fatto che il Comune di Corigliano non riesce più a “riequilibrare” gli squilibri di bilancio, ormai strutturali, con gli “ordinari strumenti tecnici”, ossia tramite il ricorso alle normali procedure di riequilibrio dei conti di cui agli artt. 193 e 194 del T.U degli Enti locali, ossia attraverso gli assestamenti di bilancio e il riconoscimento dei debiti fuori bilancio. Se ciò è vero, ritengo che sia assolutamente indispensabile far immediato ricorso alla procedura di “riequilibrio pluriennale” prevista e disciplinata dall’ art. 243-bis dello stesso testo unico, senza alcun indugio ed esitazione per come, invece, sta avvenendo presso la nostra casa comunale. Tale procedura infatti, come tutti sanno o dovrebbero sapere, prevede la predisposizione, da parte dell’amministrazione, di un dettagliato piano di rientro dal deficit strutturale della durata massima di dieci anni da predisporre ed attuare sotto il “controllo” della Corte dei Conti. L’ammissione alla suddetta procedura, che prevede fra le altre cose l’indicazione da parte dell’attuale amministrazione sia di un serio e dettagliato piano delle risorse da utilizzare, sia di un piano di riduzione dei costi del personale e dei servizi comunali e che consente di accedere al fondo di rotazione nella misura stabilita dalla legge in rapporto al numero degli abitanti, tuttavia, cari cittadini non è scontata. Essa infatti richiede che l’Ente segua un formale e rigoroso “iter procedurale” sia dal punto di vista degli atti da porre in essere, sia dal punto di vista del “merito” della proposta. In questa sede, pertanto, per non dilungarmi eccessivamente, provo ad indicare solo i “passaggi formali” da seguire nell’immediato e con assoluta urgenza, riservandomi, nel contempo, di intervenire eventualmente nel prossimo futuro nel merito del “piano”.
Innanzi tutto, cari cittadini, dal punto di vista formale, per ottenere l’ammissione alla procedura di riequilibrio pluriennale occorre un’espressa “volontà politica” dell’Amministrazione comunale; volontà dell’Amministrazione che deve essere “formalizzata” per legge in un’apposita delibera consiliare. Non quindi una “delibera di giunta” né tanto meno una mera “presa d’atto” del Consiglio comunale delle prescrizioni della Corte dei Conti per come è avvenuto di recente presso la nostra casa comunale. La delibera di giunta e la “semplice presa d’atto” di per se, in questa fase, non servono assolutamente a nulla e potrebbero rivelarsi, nell’immediato futuro, un macroscopico errore procedurale, questo sì “preclusivo” della possibilità per l’Ente di ricorrere alla procedura del piano di riequilibrio pluriennale di cui all’art. 243-bis. A mio parere pertanto, da parte dell’Amministrazione occorre convocare immediatamente un Consiglio comunale (prima del 10/12/2013) e procedere sia alla “adozione” delle “misure correttive” prescritte dalla Corte dei Conti, sia a “deliberare” che si intende adottare un piano di riequilibrio pluriennale ai sensi e per gli effetti dell’art. 243-bis e s.s. del Testo Unico 267/2000.
Secondo passaggio formale da seguire nell’immediato: nei 5 giorni successivi, occorre “inviare” tale delibera alla competente Sezione Regionale di controllo della Corte dei Conti. E’ bene sottolineare cari cittadini, a tal proposito, che questo “invio”, in particolare, dal punto di vista formale, serve ad “impedire” alla stessa Corte, la fissazione del c.d. “termine perentorio” di trenta giorni per l’adozione delle misure c.d. “correttive”, questa volta però, (si badi bene!!!), per gli “ulteriori” effetti di cui all’art. 6. Comma 2° del Dlg. 149 /2011. Tale termine infatti, cari cittadini, non è assolutamente da confondere con il termine dei 60 giorni già fissato al comune di Corigliano, termine quest’ultimo che è servito alla Corte per “costituire” a carico del nostro Ente formalmente solo “l’obbligo di adottare le misure correttive” e non certamente a “precludere” allo stesso Ente la possibilità di “ricorrere” al più vantaggioso “piano pluriennale di riequilibrio”, per come invece si sostiene e si vorrebbe far credere, inopinatamente ed irresponsabilmente, da parte dell’amministrazione comunale. Allo stato attuale la corte dei Conti ci ha solo “costituito in mora” non ci ha affatto ancora “condannati” al dissesto che, dunque, non sussistendone i presupposti di legge può tranquillamente essere evitato. Basta volerlo insomma!!!
La fissazione, invece, dell’ulteriore “termine perentorio” di trenta giorni per l’adozione delle stesse “misure correttive”, da parte della Corte dei Conti, per come è avvenuto di recente per il comune di Acri, precluderebbe al Comune di Corigliano di accedere, irrimediabilmente, alla procedura di riequilibrio pluriennale e, con il concorso di altri presupposti che allo stato peraltro ancora non sussistono (ossia 5 parametri deficitari su dieci), potrebbe portare in poco tempo, alla dichiarazione del dissesto dell’Ente; ciò, si badi bene, a prescindere poi dalla volontà o meno della stessa Amministrazione comunale.
Terzo passaggio formale assolutamente indispensabile da seguire: occorre predisporre ed approvare, nel termine di sessanta giorni, decorrenti dall’esecutività della precedente delibera consiliare, un “piano pluriennale di riequilibrio dei conti comunali”. Anche tale piano, si badi, dovrà essere approvato ed “adottato” dal Consiglio comunale dell’Ente e la relativa delibera dovrà essere inviata, successivamente, alla stessa sezione della Corte dei Conti.
Fatti questi passaggi formali, si dovrà attendere quindi la decisione della Corte dei Conti circa l’ammissione o meno del Comune al “piano pluriennale di risanamento” attenendosi nelle more, ma anche successivamente, sia al piano predisposto ed approvato, sia alle eventuali prescrizioni ed indicazioni successive della stessa Corte dei Conti, che, per legge, è tenuta al controllo sull’attuazione dello stesso piano; ciò, tuttavia, a questo punto cari cittadini avverrebbe nella piena consapevolezza da parte dell’amministrazione comunale di avere adempiuto perfettamente ai propri doveri di pubblici amministratori della città.
Spero di essere stato chiaro…, ogni possibile errore “procedurale” infatti, in questa delicata fase amministrativa, si pagherebbe caro sia dal punto di vista politico, sia dal punto di vista della responsabilità personale e contabile; l’errore, credo, sarebbe assolutamente imperdonabile ed irrimediabile. Ogni possibile errore nella procedura, infatti, porterebbe inevitabilmente il comune al dissesto e la Corte dei Conti ad avviare, eventualmente, tramite il Prefetto di Cosenza anche il procedimento di scioglimento “coatto” del Consiglio comunale ai sensi dell’art. 141 e s.s. del T.U. degli enti locali.
In altri termini cari cittadini ciò che rende “precluso per legge” al nostro Ente il ricorso al vantaggioso “piano pluriennale” non è affatto l’attuale termine dei sessanta giorni fissato dalla Corte dei Conti, bensì “l’inadempimento” all’adozione delle misure correttive nel predetto termine di 60 giorni, il mancato ricorso al piano pluriennale (che, come già detto, è una scelta da effettuare immediatamente) e la sussistenza dei presupposti per dichiarare il dissesto di cui all’art. 244 T.U Enti locali, ossia almeno 5 parametri deficitari su dieci (il nostro comune cari cittadini ne ha per ora “solo” 4, quindi può essere ancora “salvato” dal dissesto!!!).
Per l’amministrazione di Acri, per esempio, non avendo essa “adottato” le misure correttive nei termini dei 60 giorni e per non essere “ricorsa” neppure al Piano Pluriennale di cui all’art. 243-bis si prefigura ormai unicamente il “dissesto guidato” di cui all’art. 6 comma 2 del d.lgs 149/2011, procedura di dissesto nella quale la faranno da “protagonista” la Corte dei Conti e la “commissione di liquidazione” che è formata, (guardate il caso cari cittadini!!!) da magistrati contabili, da professori Universitari e da avvocati esperti in materia nominati dal Ministero degli Interni..
Quanto al contenuto del piano e alle “misure correttive” che si dovranno necessariamente adottare, misure peraltro già indicate dalla Corte dei Conti, spero che la maggioranza riesca e voglia finalmente coinvolgere, in modo adeguato e responsabile, anche il mio partito e le altre forze politiche di opposizione presenti in Consiglio comunale; ciò quanto meno al fine di evitare che nell’immediato futuro qualcuno o taluni possano imputare la “responsabilità politica” della gestione di questo delicato momento amministrativo solo ed unicamente alle forze che governano attualmente la città. Macchiarsi della “colpa” di aver determinato il dissesto comunale per errori procedurali, dopo che la precedente amministrazione comunale di centro destra si è macchiata della colpa dello scioglimento del consiglio comunale per presunte infiltrazioni mafiose, credo che non sarebbe il massimo per un’amministrazione eletta da appena cinque mesi…! Attenti alle “fondazioni” dunque!!! Più chiaro e collaborativo di così…!
Avv.to Luigi Iacino
(PD)