Un versetto biblico recita che “per ogni cosa c’è il suo momento”, un altro ricorda che “viene il mattino, poi, anche la notte”. Un proverbio coriglianese ammonisce che “ogni ttiempi vena”. Quando ero fanciullo avvertivo sempre il senso d’una fine: il finire delle stagioni, soprattutto. Lo avvertivo dentro e ciò mi procurava una commozione spiacevole.
Ancora oggi l’avverto, perché un tempo che si chiude porta via con sé un pezzetto di carne e di cuore. Chi è fatto così, sente qualche fitta nel petto, ma ha anche molti ricordi, ricordi d’ogni genere, familiari e di piazza, coi quali sta in buona compagnia. Ho letto in più d’un autore che, chi ha troppi ricordi, non vive. Vive, invece, e come vive! È solo più tollerante ed ha imparato a sorridere sui luoghi comuni e sulle umane debolezze.