Quello che si stava paventando da tempo si sta realizzando. Il comune di Corigliano Calabro potrebbe essere costretto a dichiarare il dissesto finanziario. Un atto che, nella sua ineluttabilita, spegne bruscamente tutti i progetti e tutte le prospettive di ritorno alla normalità per la nostra città.
Nel momento in cui si è iniziato a prendere coscienza della situazione -questo avveniva con l’ipotesi di pre dissesto avanzata nel consiglio comunale del 24 settembre- l’amministrazione Geraci ha portato avanti una linea che potrebbe riassumersi con l’idea che le colpe siano di chi lo ha preceduto, vero, e che, ora, sia necessario che tutti si assumano la responsabilità dell’atto. Questo percorso, però, non può e non deve essere accettato come atto di fede nei confronti di un’amministrazione che, in 5 mesi, si è contraddistinta per l’idea di poter procedere sempre in solitaria autonomia, pur non avendo tracciato la rotta.
In primo luogo è utile riflettere su quali siano stati i soggetti che hanno contribuito alla creazione del debito, le passate amministrazioni, e di come non si possa pensare d’accomunare tutti in un unico calderone. L’ultima amministrazione che ha lasciato le casse comunali piene è quella di Giovanni Pistoia. Da allora si sono succedute quattro amministrazioni di centrodestra (tre volte Geraci ed una, sciolta per mafia, Straface) e due di centrosinistra (Genova e De Rosis, quest’ultima durata complessivamente 11 mesi, con il binomio Straface-Geraci che fece di tutto per portarla a cadere negando ogni collaborazione e chiedendo ed ottenendo addirittura di votare in merito alle linee programmatiche). In vent’anni, il centrodestra, sotto la regia del binomio Geraci/Dima ha amministrato il triplo rispetto al centrosinistra. Aggiungiamo che due scioglimenti anticipati sono stati dovuti/voluti dallo stesso centrodestra, lo scioglimento per mafia e quello politico (De Rosis). C’è stato concorso di colpa? Vero. Però le dimensioni di questo concorso pesano in maniera non eguale sulle parti in causa. Non dimenticando che, se stiamo arrivando al dissesto, dovrebbe essere aperto un capitolo a parte in merito alla gestione dei commissari, soprattutto gli ultimi, ed a come hanno operato.
Ed anche la richiesta dell’amministrazione di essere tutti compartecipi allo scioglimento è una proposta fuori da ogni logica. A dire il vero, anche durante la campagna elettorale, stimolati da un interessante articolo dell’ex assessore Ferraro, avevamo fatto presente di come la questione del bilancio doveva essere meglio esplicitata e messa al centro della discussione (appello caduto nel vuoto visto l’andamento dei primi mesi dell’amministrazione in carica). Non esiste un provvedimento che sia stato mai preso in comune, non esiste un atto, un incarico, una scelta che risponda al criterio di condivisione e di collaborazione tra le parti. Ed ora si vorrebbe che l’opposizione si rendesse protagonista con eguale ruolo ed eguale responsabilità, del tracollo di questa amministrazione? Oltretutto, appare chiaro, nonostante le smentite e le arrampicate sugli specchi, che il perno politico dell’amministrazione Geraci è costituito dal blocco facente riferimento al sottosegretario regionale Dima, cioè a chi non ha mai fatto mancare il sostegno alla precedente amministrazione che, ragionevolmente, deve considerarsi quella che più ha inciso nella crisi politica della città. Ed allora come si fa a chiedere il senso di responsabilità? Come si fa a chiedere di essere solidali con chi, su ogni questione ha scelto di abbassare la testa e far valere la legge dei numeri? Bene…ora con questi numeri, con questi consiglieri di maggioranza, facciano le loro proposte, cerchino soluzioni percorribili. Soprattutto si facciano emergere, ed era questo il senso della proposta del consigliere Torchiaro di istituire una commissione ad acta sulla questione pre dissesto, i responsabili e le cause di questa cattiva gestione delle finanze comunali. Ed è l’assenza di proposte, di programmazione, di idee che, in buona sostanza, rende impossibile collaborare con questa amministrazione. Non una parola sul destino del porto e del mercato ittico, non una parola sulla zona industriale e sui comparti produttivi (le tre righe riservate all’agricoltura, all’interno delle linee programmatiche, sono emblematiche della pochezza di questa amministrazione). Non riusciamo a ricordarci un pensiero compiuto degli amministratori sul tribunale di Rossano, sulle trivellazioni (entrambi gli atti che hanno dato vita al percorso di queste vicende sono state volute da governi del centrodestra), sulla sanità.
Ora stiamo per prendere atto di un dissesto che costringerà la nostra comunità a vivere, ancora una volta, momenti di crisi e di sacrificio. Prendiamo atto che l’amministrazione Geraci non ha nemmeno provato a cercare una soluzione alla crisi in questi mesi, sicuramente i margini di manovra erano risicati, però non riusciamo, ed è questo che ci terrorizza, a intravedere una proposta, una prospettiva, un barlume di speranza che possa farci pensare che le cose miglioreranno. E, questa è una riflessione più ampia, non vediamo possibilità di trasformazione della realtà in una proposta politica che proviene dal centrodestra. La crisi è figlia di scelte che vengono da destra, dal modello liberista. Le ricette provate sono figlie di idee liberiste. Il fallimento è tutto interno ad un modello che non è il nostro.
Probabilmente questa crisi si trascinerà a lungo ed andremo avanti con una guida incerta ed impreparata alla sfida che dovremo affrontare come comunità. Non possiamo che augurarci che, nell’affrontare le difficoltà che verranno, nel prepararci a svolgere il ruolo che spetta alle forze che si pongono all’opposizione, si ritrovi quell’unità d’intenti che, troppo spesso, è venuto meno nel nostro campo, spianando la strada ad un centrodestra che, a tutti i livelli, mortifica continuamente la nostra terra.
SEL Corigliano Calabro
PSI Corigliano Calabro