L’Associazione Ingegneri di Corigliano ha inteso esaminare gli Atti presenti sul sito del Comune di Corigliano Calabro inerenti il PSA. Nel corso di una serie di incontri ad hoc, tenutasi presso il Centro di Eccellenza di Corigliano, i numerosi soci intervenuti hanno dibattuto i vari aspetti della pianificazione proposta. In sentesi sono emerse le seguenti osservazioni che saranno approfondite nell’incontro ufficiale tra i redattori del Piano, l’Amministrazione Comunale e la Cittadinanza.
* La pianificazione urbanistica è ferma al 1986, ex PRG, con previsione di espansione demografica pari a 100.000 abitanti, senza tenere comunque conto delle numerose abitazioni abusive nel frattempo realizzate; non è chiaro come tale elemento di partenza abbia concorso alla stesura del PSA.
* Nella proposta del nuovo strumento Urbanistico si evince, per i soci, una mancanza di visione integrata dei territori dei cinque Comuni aderenti al PSA ( Calopezzati, Cassano, Corigliano, Crosia e Rossano); ciò fa apparire inutile la redazione dello strumento in forma associativa.
* Appare evidente la mancata previsione di infrastrutture Comunali e sovra comunali ( Viabilità); addirittura quelle riportate nel vecchio Piano Regolatore non vengono neanche indicate o riproposte.
* La previsione di queste opere dovrebbe rientrare nei successivi livelli di Pianificazione. Di fatto ciò comporta un rinvio a tempo indeterminato delle scelte dei servizi essenziali per la cittadinanza (viabilità, piste ciclabili, parchi, scuole, centri di aggregazione sociale ed altro).
* Con tutto ciò sopra detto è facilmente immaginabile che si blocchi l’edilizia autorizzata e che l’abusivismo edilizio prosegua in modo vigoroso; solo grossi impegni finanziari, possibili per pochi, consentirebbero la realizzazione di qualche
intervento autorizzato pur tra le enormi difficoltà dovute alle eccessive frammentazioni delle proprietà, con la esclusione quasi certa dei piccoli proprietari.
* L’introduzione dell’obbligo della perequazione (cessione al Comune di terreni o opere edilizie in cambio di aumento di potenzialità edificatoria, finalizzata alla realizzazione di standards urbanistici mancanti su una determinata parte del territorio definita ATU) sembra uno strumento positivo; in effetti c’è un grosso rischio consistente nel far pagare a chi vuole edificare oggi i danni causati da chi ha costruito negli anni precedenti senza il rispetto delle regole.
In definitiva si aspetta l’incontro pubblico sopra richiamato per ulteriori chiarimenti sulla questione.
Il presidente
Ing. Michele Capalbo