Sono trascorsi ormai venticinque anni dalla scomparsa dei partiti. Un tempo sufficiente a cambiare la nostra percezione del politico: che era uomo preparato e professionale, il quale per ambire al governo delle vite altrui doveva anche alimentarla nel quotidiano questa preparazione. Venticinque anni sembrano pochi, ma sono stati più che sufficienti a distruggere, da mani pulite in poi, quell’apparato dei partiti in cui era salda la memoria storica di chi sapeva bene cosa fosse la politica, quella vera, che aveva visioni e idee che in qualche modo contribuivano a cambiare il volto della società e del paese.
Era, ovviamente, un’altra politica, quella dei saperi e delle competenze, quella di un mondo in cui i partiti avevano sì connotati di tipo ideologico, ma anche solide basi culturali, che purtroppo non ci sono più, poiché oggi a prevalere sono il giovanilismo e partitini e movimenti leggeri, anche nei pensieri, di cui tra qualche anno non si ricorderà nessuno, LEGGI ARTICOLO COMPLETO