Il fatto è accaduto nelle ultime ore a Corigliano Scalo, in via Edmondo De Amicis, ma storia ed epilogo nulla hanno a che vedere con la lieta narrazione del libro “Cuore”. È questa, piuttosto, una vicenda, l’ennesima, afferente le cosiddette “buche-killer” delle quali il territorio comunale è ormai disseminato da tempo immemore; non si può dunque parlare di episodio, poiché l’accadimento non è eccezionale ma quasi divenuto deplorevole consuetudine.
Ci troviamo nei pressi della chiesa intitolata ai Martiri di Ceuta, i Santi Nicola Leone e Somma Abenante, appunto allo Scalo coriglianese, ove insistono numerose abitazioni, uffici e attività commerciali, oltre che la medesima parrocchia. Ed è qui nella zona che una donna del luogo, tra l’altro molto conosciuta e stimata, mentre s’accingeva a salire a bordo della sua automobile, è inciampata in una di queste “voragini” delle quali il manto stradale è costellato. Risultato: corsa in ospedale, con relativa diagnosi di 30 giorni di cure, frattura di un braccio, graffi un po’ ovunque e, addirittura, ricorso ai punti di sutura sul viso, in corrispondenza di un occhio.
I familiari, letteralmente e comprensibilmente sdegnati per l’accaduto, nel denunciare il fatto, nonché per lamentare le difficoltà riscontrate presso il locale nosocomio, chiedono l’intervento delle preposte autorità. Non è certamente imputabile all’attuale Amministrazione comunale tale inaccettabile situazione, ma è tuttavia opportuno fare presto per evitare che questi fatti continuino a ripetersi. Viviamo in una città o in aperta campagna? È normale registrare questo quotidiano “bollettino di guerra”? Pensiamo di no.
Fabio Pistoia