Sta sempre di più montando in queste ore la questione dei livellari, cioè di quegli affittuari di terreni comunali che da decenni non versano nulla o quanto dovuto alle casse comunali. Sono ben 1090 gli ettari di terreno, nella sola area di Corigliano, concessi in affitto a soggetti, i livellari, tra i quali ricchi e benestanti signori della borghesia terriera. Il grave ed annoso fenomeno si manifesta da decenni senza soluzione di continuità.
Difatti, tali proprietà comunali della Città di Corigliano Rossano favoriscono non poco i già ricchi agrari che paradossalmente esentati da tasse, poiché solo affittuari, si cimentano in speculazione, evasione di fitti, peraltro senza rinnovi contrattuali. Imperterriti, questi signori, continuano, così, a ricavarne ricchezza, impiantando e modernizzando vere e proprie aziende industriali su terreni non edificabili o comunque senza le dovute prescrizioni ed autorizzazioni.
I livelli ed i livellari, quindi, sono un serio problema. Secondo una sentenza storica (Corte Costituzionale sent. 406 del 7 aprile 1988 e sent. 143 del 23 maggio 1997) si tratta di rivalutare i fitti su basi di reale corrispondenza economica, valore degli immobili e relative rendite: “la determinazione del canone enfiteutico sia periodicamente aggiornato mediante l’applicazione di coefficienti di maggiorazione idonei a mantenerne adeguata, con una ragionevole approssimazione, la corrispondenza con la effettiva realtà economica.”
Ora è chiaro che questi fitti vanno riscossi o, caso contrario, si deve obbligatoriamente procedere allo sfratto dell’immobile con il ripristino dei luoghi ab origine con spese a carico del fittuario.
Approssimativamente sarebbero dai 5 ai 10 milioni di euro i fitti da riscuotere considerati gli anni, l’espansione ed il valore dei terreni dati in fitto. Entrate che andrebbero ad abbattere le tasse cittadine e che potrebbero formare un tesoretto per un welfare civico ove i meno abbienti verrebbero sollevati da tributi divenuti negli ultimi 5 anni esosi per tutti, da qui una evasione tributaria dell’80% della popolazione.
Il paradosso sta in questa ultima condizione sociale e tributaria. I ricchi agrari non versano nulla, mentre i meno abbienti sono perseguibili per evasione tributaria. Per questo mi rivolgo a Tonino Caracciolo uomo di sinistra e “deus ex machina” di questa compagine di governo cittadino. Chiedo: come si può pensare di fare giustizia sociale lasciando che i ricchi siano esclusi dalle tasse e siedano oggi al potere, mentre chi non ha risorse o, peggio, viene escluso dal prodursi in attività redditizie è considerato il peggiore dei cittadini? Gentilissimo Caracciolo mi viene da chiederle ma Karl Marx, Antonio Gramsci, Enrico Berlinguer erano uomini di destra? Erano questi gli uomini che sostenevano la classe borghese, il capitalismo, la rendita ingiusta?
Al Sindaco Stasi l’invito sentito affinché, egli, si prodighi in questa battaglia sociale di civiltà. Poiché se è vero com’è vero che è stato l’elettorato di massa a votarlo, allora non dovrebbe riferirsi alla borghesia agraria mantenendo inalterati questi privilegi, ma iniziando a restituire, a chi ha meno, quel sollievo tributario che peraltro è dovuto per condizione viziata ab origine.
Si deve, inoltre, prima del 2 luglio 2019, data che segna il primo Consiglio comunale, verificare che non vi siano aspetti ostativi per chi ci rappresenta nel Civico consesso a causa di pendenze o evasioni tributarie. Insomma bisogna “indagare” se tra i consiglieri o assessori vi siano morosi.
L’opposizione è, quindi, chiamata sin da ora a verificare e ad inoltrare presso il Segretario comunale della Città formale richiesta di verifica, così anche all’ufficio finanziario che dovrà celermente individuare, incrociando dati ed estremi, gli eventuali pagamenti insoluti o del tutto elusi.
Se il buongiorno si vede dal mattino …
Alfonso Caravetta