Gli hotspot fanno schifo. Sono una risposta inadeguata ad un problema serio. E sono il simbolo del non voler ragionare sulla questione profughi – cosa diversa dai migranti – perché il tema fa, semplicemente, perdere voti. Qualunque risposta che parta dall’affrontare la realtà è un’immediata perdita di consenso elettorale e la conseguenza di tutto ciò è una pessima gestione della situazione. D’altro canto dire che chiunque lavori nel sistema dell’accoglienza è un ladro è egualmente falso:
ci sono organizzazioni criminali che sfruttano il sistema (da Roma a Crotone abbiamo esempi plastici) e ci sono professionisti seri e preparati che lavorano con grande competenza ed umanità. Semplificare è il più grave degli errori. Il problema è che le amministrazioni (dallo Stato ai comuni) dovrebbero assumersi la responsabilità di gestire tutto il sistema ma rinunciano a farlo perché preferiscono sfruttare l’ondata emotiva e razzista che pervade il nostro Paese.
Corigliano, in particolare il suo porto, è stata scelta come sede per gli sbarchi nel periodo estivo. È una scelta che, tra le mille valutazioni che sono state fatte, credo tenga conto anche dell’utilizzo del nostro porto durante l’anno: vicino allo zero. Poco movimento merci, pochissimi attracchi turistici. L’attività legata alla pesca non incide nell’attracco delle navi con i profughi. E questa decisione, nonostante tutte le parole dell’Amministrazione e dei partiti politici locali, non verrà modificata. O si parte da questo stato di fatto oppure ci si dimostra incapaci di leggere i fatti.
Ed è altrettanto vero che le decisioni che Minniti ed il Governo stanno prendendo in questa materia sono degne di uno di quei dittatori che stanno mettendo a ferro e fuoco il continente africano. E gli hotspot rientrano in quella logica. Ma, se la risposta è una manifestazione che rischia d’incendiare il clima, allora si sbaglia e si sbaglia di grosso. Ancora di più si sbaglia se poi si accomuna chi lavora con grande professionalità con chi è oggetto di pesantissime valutazioni da parte delle associazioni umanitarie come Unicef- Intersos.
Abbiamo denunciato già l’anno scorso, sia in procura che con un’interrogazione parlamentare, le gravi situazioni verificatesi lo scorso anno all’interno del Palazzetto e le assegnazioni dei primi appalti. E ci accingiamo a chiedere chiarimenti su ciò che è stato fatto quest’anno e sul perché ancora una volta si utilizzano strutture non adeguate. Ad aggravare la situazione c’è un rapporto – consegnato oggi alle Agenzie umanitarie – che denuncia lo stato terribile del palazzetto dello sport e le gravi carenze igienico/sanitarie della struttura. Un rapporto che, speriamo, spinga subito la magistratura ad intervenire per mettere ordine su chi opera in questo campo e a tutelare lo stato di salute psico-fisico dei profughi.
Questo è lo stato delle cose nella nostra città. Scegliere, come sosteniamo da tempo, di ragionare sui fatti è ancora un’ipotesi importante e percorribile. Marce e proteste sono, al contrario, possibili sedi di rigurgiti post-fascisti che avranno il solo risultato di incendiare la nostra città.
Non abbiamo risposte diverse se non quelle che da tempo andiamo proponendo: affrontare l’accoglienza attraverso la ricerca di fondi, gare d’appalto limpide e controllo capillare dei partecipanti (con un occhio particolare alla formazione professionale), ricognizione dei beni comunali e identificazione di strutture idonee all’accoglienza e/o ricerca di finanziamenti per la ristrutturazione e l’adeguamento delle strutture idonee. Una rete d’accoglienza guidata dall’Amministrazione che sia in grado anche di dare lavoro qualificato a tanti coriglianesi e, nel contempo, evitare speculazioni e malaffare.
La strada della speculazione politica ed elettorale non la prendiamo nemmeno in considerazione…Ci auguriamo che anche altri facciano questa scelta.
Angelo Broccolo, coordinatore regionale Sinistra Italiana
Alberto Laise, membro assemblea regionale Sinistra Italiana
Sergio Paciolla, coordinatore cittadino Sinistra Italiana Corigliano