Senza troppi giri di parole, papale papale: Corigliano sarà presto, prestissimo sede di hotspot per migranti. Per volere del ministro dell’Interno, il calabrese Marco Minniti, il porto di Corigliano si trasformerà in uno di questi centri dove i migranti vengono portati subito dopo lo sbarco e sottoposti alla procedura di fotosegnalamento e agli interrogatori preventivi.
Potrebbero rimanervi per giorni, in attesa di essere “registrati”. Il Ministero vuole aprire in Calabria (c’è da scommettere dove) anche un Cie, un Centro per l’identificazione ed espulsione con cento posti disponibili. Quattrocento, invece, saranno i posti per gli hotspot che saranno aperti anche a Crotone e Reggio Calabria.
Come confermato dal “Corriere della Sera” e “Repubblica”, dunque, la Calabria diventerà sede di altri tre hotspot per migranti, insieme a Palermo, Cagliari e Siracusa, dopo quelli già attivi di Lampedusa, Pozzallo e Trapani e Taranto.
Insomma, se come trapela, i migranti in arrivo in questi soli mesi estivi saranno circa 200 mila, è probabile che a Corigliano ne sbarcherà una discreta percentuale e vi rimarrà in attesa di essere identificata.
Ma cosa sono gli “hotspot”? «Sono strutture (quindi presumibilmente container, ndr) allestite – leggiamo su “Il Post” – per identificare rapidamente, registrare, fotosegnalare e raccogliere le impronte digitali dei migranti, e che saranno create per sostenere i Paesi più esposti ai nuovi arrivi (quindi Italia e Grecia ma anche Ungheria, per esempio). I migranti saranno trattenuti negli “hotspot” fino alla conclusione di tutte le operazioni di identificazione. La cosa non chiara è come saranno impostate queste strutture: se si tratterà cioè di aree di accoglienza con l’obiettivo di trasferire chi ha diritto di asilo in altri Paesi oppure di luoghi di detenzione per gli immigrati irregolari in attesa di un rimpatrio». Chi li gestirà? «Le varie autorità nazionali – riporta sempre “Il Post” – e gli agenti della polizia di frontiera, insieme con tecnici e esperti di agenzie europee come Europol (l’Ufficio di Polizia Europeo), EASO (l’Agenzia europea per il diritto d’asilo), Eurojust (per la cooperazione giudiziaria tra varie autorità nazionali contro la criminalità), Frontex (l’Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione europea). Ogni centro, secondo le ipotesi che circolano, potrebbe ospitare fino a 1.500 persone».
Il ministero dell’Interno, però, ha già fatto sapere che ogni hotspot “aprirà battenti” per soli 500 migranti. Sarà vero con l’emergenza sbarchi che aumenta di giorno in giorno? Sarà.
Di certo dovremmo interrogare quella certa politica – anche quella fra le mura dei nostri palazzi comunali – che pur sapendo se n’è ben guardata dal prendere l’argomento, nonostante la decisione di aprire hotspot e dove collocarli, spetti a Minniti. Sarà anche tacito consenso-assenso o non c’è proprio nulla da fare per salvaguardare le vocazioni territoriali quali turismo e pesca?
E così, insomma, con tutto il rispetto per queste anime che sbarcheranno sulle nostre coste, il porto di Corigliano potrebbe diventare domicilio perpetuo di migranti in attesa di sistemazione o – eventualmente nei casi più pericolosi – di espulsione. Il tutto mentre i minori, come ormai noto, rimarranno tra Corigliano e Rossano.
Alla faccia delle vocazioni di questo territorio, appunto, e del porto di Corigliano, la costa jonica calabrese sembra già destinata – nei piani del Governo – ad essere trasformata in rifugio per buona parte di quei migranti che tenteranno di salvarsi attraversando il Mediterraneo.
Il tutto mentre c’è già chi si frega le mani: gli “imprenditori” o i “nuovi” imprenditori dell’accoglienza delle nostre città e dei nostri centri storici, col placet della Prefettura.
Luca Latella