E poi dicono le tradizioni. Tutti le vogliono, tutti le cercano, ma nessuno le prende o le segue, a cominciare da quella chiesa cattolica che spesso, forse troppo spesso, sull’argomento, è distratta o fa finta di esserlo. Per carità siamo tutti peccatori su questa Terra e non ce la sentiamo di scagliare la prima pietra,
ci mancherebbe, ma pensiamo che una piccola riflessione su ciò che accade si dovrebbe fare, magari partendo proprio da uno sfregio alle tradizioni, quello che subirà la prossima festa di Maria Santissima delle Grazie allo Scalo di Corigliano, che, da quanto abbiamo appreso, quest’anno sarà depredata, consentiteci il termine ma è proprio il caso di usarlo, di una parte dei suoi riti “tradizionali”. Perché quest’anno, infatti, e forse per la prima volta, almeno da quando noi vecchi, anche se non vecchissimi, scalesi abbiamo memoria, la Festa sarà stravolta, perché avrà una processione accorciata nel percorso e, soprattutto, non avrà per circa due giorni la storica statua di Maria, nella sua tradizionale collocazione: la chiesetta di via Nazionale. Infatti, su decisione del parroco, o almeno crediamo, la statua, nella tradizionale processione del venerdì, percorrerà solo il tratto di strada che separa “la chiesa vecchia” da quella meglio conosciuta come “la chiesa nuova di Don Flaminio”, o dell’Immacolata per capirci, dove resterà esposta, per via di un concerto, fino alla sera di sabato. Ciò vorrà dire, intanto che i fedeli che, per tradizione, andavano a far visita alla Madonna nella giornata di sabato non troveranno la statua al suo solito posto, poi che buona parte dello Scalo sarà privata della tradizionale processione lunga, quella che attraversava quasi tutti i quartieri per capirci, perché proprio il sabato la statua farà il percorso inverso per essere portata, con una processione breve, dalla “chiesa nuova” fino alla vecchia. Ora, noi non sappiamo il motivo di tale decisione, ma se è stata dettata dalla circostanza che alle processioni sacre ormai partecipa solo pochissima gente, è un fatto gravissimo, che esula di sicuro dalle responsabilità del parroco, ci mancherebbe, ma ricade nella preoccupante fuga dalle chiese di tanta gente che ormai alle tradizionali funzioni cattoliche rinuncia volentieri, preferendo fare qualcosa che ritiene più utile e stimolante durante i weekend. È grave, non è grave, questo non lo sappiamo. Sappiamo, però, che su un argomento così delicato, come la fuga di massa dalle chiese e dalla fede, si dovrebbe cominciare a ragionare, magari partendo proprio dal basso, dove probabilmente sta il marcio. A voi l’ardua risposta.
Un gruppo di residenti storici e tradizionali dello Scalo.