di Elena Ricci
Le parole non bastano e non sono mai abbastanza adatte davanti a una tragedia come quella di oggi che ha scosso l’intera comunità di Corigliano Calabro e i tanti che conoscevano e amavano Carlo Laudone. Da madre mi si è stretto il cuore e la sensazione è stata atroce.
Appena appresa la notizia sono rimasta senza fiato, perché Carlo aveva pochi anni in meno di me e perché ci legava e ci legherà per sempre un legame di parentela.
Non dimenticherò mai il suo volto, così come non dimenticherò mai il suo sorriso quando ci si incontrava quelle volte che tornavo a Corigliano. Sempre gentile, garbato, con quei modi fini ed eleganti che lo contraddistinguevano anche nel suo lavoro a contatto con il pubblico, perché Carlo non era solo un bravo barman solare e disponibile, Carlo era così anche nella vita di tutti i giorni.
Ho impressa davanti a me l’immagine di quel bambino con il viso delicato che insieme al fratellino Pierpaolo veniva a trovare sua nonna a Corigliano paese. E la mia mente è tornata a quei pomeriggi d’estate nell’esatto momento in cui ho appreso della sua tragica scomparsa: ho rivisto quel bambino e mi sono domandata il perché di una tragedia simile, il perché di un dolore così grande per mamma Anna e papà Francesco.
Il destino è ineluttabile, non si può cambiare né prevedere ma forse simili tragedie si possono evitare.
Gli ultimi dati Istat relativi al 2022, parlano di 3159 vittime di incidenti stradali in Italia, un +9,9% rispetto al 2021.
Solo nell’ultimo fine settimana di luglio, secondo l’Asaps le vittime di incidenti sono state 38. Ogni giorno si muore sulle nostre strade e le tragiche fatalità non conoscono età.
C’è bisogno di sensibilizzare sull’argomento ed educare al rispetto del codice della strada con iniziative, progetti, coinvolgendo le realtà presenti sul territorio e le scuole. Questo da una parte; dall’altra occorrerebbe rendere sicure le nostre strade anche con dei deterrenti per quanto riguarda la velocità. Via Giacomo Leopardi, nelle immediate vicinanze in cui è avvenuto l’incidente, è una via in cui le auto sfrecciano a velocità elevata, nonostante la presenza di una chiesa, abitazioni, attività commerciali e due ville comunali: l’attraversamento è molto spesso rischioso anche solo per portare a spasso gli animali domestici.
La dinamica dell’incidente in cui Carlo Laudone ha perso la vita è ancora al vaglio degli investigatori, ma poco importa dove sia il torto o la ragione davanti a una vita spezzata a poco più di 26 anni, piuttosto sarebbe il caso di ripartire proprio da questa dinamica, una volta accertata, sia per avviare un percorso educativo volto alla conoscenza delle insidie della strada, sia per investire in maggiore sicurezza per automobilisti e pedoni. Lo si deve a Carlo, alla sua giovane vita infranta e ai sogni che non potrà più realizzare; lo si deve a mamma Anna e papà Francesco il cui squarcio nel cuore non sarà mai risanato; lo si deve a tutte le vittime della strada, a quello che sono state, a quello che hanno lasciato, a ciò che non saranno mai più, al dolore di una comunità intera.
Elena Ricci
Giornalista, pedagogista, criminologa clinica