Caro Mimmo, in un pomeriggio uggioso, di questo strano mese di maggio, m’ha allarmato il bip di uno sms. Era quello di un comune Amico: “È morto Mimmo”. Ho appreso così che Te ne sei andato, senza averTi potuto salutare, senza aver avuto il tempo di prepararmi a un distacco che lacera e ferisce di dolore la carne e l’anima. Questo accade sempre quando si perde un Amico che a 63 anni ha ancora tanto da vivere e da dare alla famiglia e a tutti gli amici e conoscenti.
Anche se con Te non c’era una continua frequentazione, bastava che ci vedessimo anche a distanza di mesi per rinvigorire quel sentimento che il tempo non può e non deve scalfire. L’Amicizia non si perde: è spirito che non si cancella, che resta come arricchimento, che sedimenta nell’intimo e ci consola, che vive nei ricordi e nelle emozioni. L’Amico si perde, momentaneamente come tutte le persone care che ritroverò nella Vita Eterna, ma il momentaneamente durerà comunque tutta la vita terrena; anche se fosse un giorno solo sarebbe un tempo enorme. Mi hai onorato, rallegrato, arricchito con la Tua Amicizia e questo è stato per me molto bello, è stato uno dei tanti segni della Grazia di Dio che ho ricevuto. Credo, sono sicuro che è stato così per tutte le persone che hanno avuto come me questo privilegio. E siamo in tanti oggi sgomenti e sinceramente addolorati. La Tua è stata un’Amicizia fatta di entusiasmo generoso, di grande e disinteressata disponibilità, di appassionata condivisione, di serietà, di un affetto schietto e senza inutili fronzoli. Insomma è stata Amicizia; così io l’ho vissuta; così la terrò con me. Nelle ore che verranno con domani e coi prossimi giorni di questa vita racconterò a quelli che incontrerò dei nostri vecchi Amici cose che forse avranno dimenticato nell’affastellamento dei ricordi di una vita intera e loro mi racconteranno cose che forse ora non mi sovvengono. È così si celebra un Amico, senza retorica, senza bandierine di effimera durata, con l’allegria e la gioia che quei ricordi raccontano perché descrivono una persona come Te, Caro Mimmo, una persona cara, mite, allegra, sincera, generosa, positiva. Il ricordo di Te oggi è più struggente perché nelle ore immediatamente successive alla notizia della tua scomparsa, nella mia mente sono iniziate a scorrere le immagini di un passato abbastanza lontano, ma che avendolo vissuto con intensità e amicizia vera, sono divenute sempre più nitide ed il ricordo chiaro e pulito. Eppure mi riferisco a quando tu appena 19enne ed io poco più che 15enne, vivevamo una fase di grande entusiasmo: il campionato di terza categoria di calcio. Il Gruppo Sportivo Corigliano Stazione, di cui faceva parte il mio caro, indimenticabile e compianto papà Francesco, lottava per essere promosso in seconda categoria. Ebbene Mimmo tu eri il portiere di quella che per me era una fantastica e mitica squadra. E adesso scorrono nella mia mente in maniera incredibilmente chiara le immagini di quel caldo pomeriggio dell’8 luglio 1973 , si avete capito bene 44 anni fa. Erano le 18 presso il campo “Tonino Sosto” di località Villaggio Frassa erano di fronte il Corigliano Stazione di mister D’Ippolito e la Nuova Corigliano del presidente Antonio Aversente. Giallorossi e biancoazzurri in questa gara di spareggio si giocavano un posto in seconda categoria. Ricordo ancora Mimmo la tua concentrazione insieme a quella di tutti i tuoi fantastici compagni di squadra: Oliverio il capitano, Braccioforte, Pignataro, Conocchia, Abrusci, Casciaro, Conforti, Giorgio Maglio, Gennaro Algieri e Cosimo Algieri. Fu uno spareggio degno di questo nome perché nonostante le tue grandi parate già dopo 21 minuti la Nuova Corigliano conduceva 2-0 grazie alle reti di Fortunato e Arena. Ma prima dell’intervallo grazie alla premiata ditta Maglio e Casciaro i giallorossi riuscirono a pareggiare. Non accadrà nulla nel secondo tempo e nemmeno nei due tempi supplementari, così come da regolamento l’arbitro Altomare di Luzzi dovrà fare ricorso al lancio della monetina per stabilire la squadra vincitrice. Al centro del campo si presentarono i due capitani: Oliverio per il Corigliano Stazione e Fortunato della Nuova Corigliano. Erano le 20.20 di domenica 8 luglio 1973 sugli spalti del “Tonino Sosto” calava un silenzio tombale. Capitan Oliverio sceglieva “testa” mentre capitan Fortunato “croce”. L’arbitro lanciò la monetina in aria si vissero attimi interminabili, tu Mimmo eri con gli altri compagni di squadra ai bordi del campo in trepidante attesa. Cadde a terra la moneta e l’arbitro e i due capitani si piegarono per constare l’esito e quello che esultò fu Salvatore Oliverio: il Corigliano Stazione venne promosso in seconda categoria. Ricordo il lungo e commosso abbraccio che ebbi con te, perché tu eri uno di quei giocatori che più di ogni altro aveva sofferto ed anche in maniera intensa la vigilia di quella partita. Ecco alcune delle tante cose per cui sei un Amico indimenticabile. Ecco perché c’è già il vuoto della Tua presenza fisica che s’annunciava con quel Tuo “Salute” quando Ti si incontrava o quando Ti avvicinavi. Ma non c’è, non ci sarà mai un vuoto nel profondo di sentimenti che non temono neppure la morte. Che Dio Ti benedica e Ti accolga come meriti, come ha voluto che meritassi facendoTi attraversare la difficile avventura della sofferenza, che è sempre l’anticamera del Paradiso per i giusti come Te.
Ciao, Amico mio. E, grazie, grazie, grazie.