“Ahi serva Italia di dolore ostello, non donna di provincia ma bordello”.
Così si esprimeva Dante a suo tempo e, parafrasando il verso, mi sembra che esso si adatti in maniera particolare alla nostra Corigliano. E’ con profonda tristezza che dobbiamo prendere atto, giorno dopo giorno, dello stato di abbandono in cui versa questa nostra sfortunata Città. Qualcuno si è chiesto come sia stato possibile che l’UDC possa aver subito una così virulenta cura dimagrante, altri hanno ritenuto di ascrivere alla mia persona la parziale responsabilità di quanto avvenuto.
Può darsi. Ma non posso non sottolineare di aver tentato, ostinatamente, cocciutamente, in verità anche insieme ad altri, di dare una raddrizzata ad un percorso politico che non poteva non condurre a questi risultati. Questo, tuttavia, non ha inficiato la validità dei contenuti programmatici del partito. Purtroppo abbiamo dovuto assistere e continuiamo ad assistere al tripudio del personalismo. Sembra che ognuno si preoccupi non tanto di promuovere un confronto di idee o di elaborare proposte programmatiche, bensì di dare una qualche parvenza di vivibilità alla propria immagine politica, eufemisticamente parlando, inseguendo posizioni pressoché scontate su alcune problematiche, spesso non supportate da analisi approfondite, altri immaginando di essere a capo di falange di adepti senza rendersi conto di essere rimasti pressoché soli, cioè capi di se stessi.
Sul piano amministrativo certo non mancano le voci critiche a tale stato di cose, prima isolate poi sempre più corali e tali da far assurgere alla critica un vero e proprio “grido di dolore” che proviene dalla intera popolazione.
Alcune di queste critiche che si è avuto occasione di leggere, sono in effetti di una estrema lucidità e degne di essere condivise e si lasci da parte il “coreuta” di turno che tenta di mettere una toppa , volta per volta, al dilagare del disagio.
Peraltro le colpe, se così possiamo dire, non risiedono tanto nella giunta, fatta eccezione per qualche estemporaneo protagonismo, e fatti salvi recenti innesti che ci auguriamo possano essere forieri di qualche luce nelle branche amministrative di competenza, bensì nella totale carenza di programmazione a monte.
Il motivo dominante che impera nelle risposte che vengono fornite ai cittadini è: non ci sono soldi!
Bene! Premesso che sarebbe interessante conoscere da che epoca siano iniziati a lievitare i debiti fuori bilancio, c’è anche da chiedersi, nel momento in cui si faceva il giro dei quattro cantoni per rastrellare adesioni per la formazione delle liste, quale programmazione economica sia stata, a suo tempo, ipotizzata per sanare il disavanzo. Quali sono stati i settori amministrativi identificati per procedere ad una ricognizione capace di reperire risorse?
Quali sono state le iniziative ipotizzate o adottate per salvaguardare ed utilizzare i finanziamenti esistenti? Nulla di tutto ciò!
Ci si è chiusi, invece, in uno splendido isolamento, lontani dalle miserie umane, intenti solo ad un’opera di autopromozione o di auto beatificazione. Non crediamo che si possa continuare a vivere di rendita riciclando continuamente lo scioglimento del consiglio per infiltrazione mafiosa, sulla quale la magistratura ha tratto le sue conclusioni. Le responsabilità emerse sono state delle responsabilità soggettive e non generalizzate. Anche su questo occorrerà promuovere una riflessione su quelle che furono le responsabilità politiche che non si mancherà di evidenziare e di chiarire così come non possano essere sottaciute responsabilità politiche personali e collettive perché si sia finiti col giungere alla situazione oggi esistente.
Nessuno si illuda di poter vestire l’immacolata tunica delle vergine né di potersi adornare dell’aureola della innocenza.
Viviamo una fase di difficoltà e di incertezza della nostra società, incertezza di ogni tipo, non escluse quelle politiche.
Ecco perché è necessario il contributo di tutti per superare questo periodo buio, ecco perché l’appello agli uomini di “ buona volontà” capaci di “buttare il proprio cuore al di là della siepe”, abbandonando rigide configurazioni politiche, sia pure nel rispetto di propri principi ideologici, avendo come unica prospettiva il bene della collettività.
Qualcuno ha scritto che non si vogliono le dimissioni del Sindaco e, purtroppo, non è previsto nelle nostre leggi l’istituto della sfiducia costruttiva. Questa sciagurata legge esistente, fatta in ossequio alla così detta stabilità ha condotto alla emergenza di tanti piccolo “federali”, inamovibili e dotati di poteri pressocchè illimitati. E’ come in una specie di “roulette russa”; se ti va bene sei fortunato, altrimenti ti spari un colpo in testa e per cinque anni devi, in pratica, assistere, pressocchè impotente, al degrado della tua città. Un simile stato di cose, lungi dal creare stabilità, ha portato ad una polverizzazione della politica con l’emergenza dei più disparati personalismi.
E’, tuttavia possibile il coagularsi di un “comitato di salute pubblica, capace di stabilire un minimo di contatto con la popolazione, di dibattere problematiche importanti per la società in cui viviamo e combattere e correggere dal “basso, distorsioni evidenti della, sia pur latitante, attività amministrativa”.
Dott. Ernesto Cerbella