Ricorre il 19 giugno il Corpus Domini, un tempo una delle più belle feste religiose di Corigliano. I vicinati di ciascuna parrocchia, a turno, erano in tripudio di gioia.
Una festa che spontaneamente si trasformava in una disinteressata e simpatica gara per la scelta delle coperte (di cotone tessute al telaio a mano, all’uncinetto, ai ferri; di seta e di ciniglia) più eleganti da mettere in mostra. Con le coperte si addobbavano gli altari che si approntavano nei vicinati; con le coperte si stendevano archi lungo le strade ed i vicoli. Quella del Corpus era, insomma, una festa che rallegrava gli occhi per la grande varietà di colori ed i cuori per la sincera e devota partecipazione dei fedeli. Un sentito incontro annuale tra popolo e Dio.
Inoltre, giova ricordare che nell’area urbana di Corigliano, in località Torricella, sorge una chiesa intitolata al Corpus Domini, edificata nel 1950 per far fronte alla cura pastorale delle anime della zona.
Scorci mirabili di siffatta partecipazione in tale ricorrenza ci è stata tramandata dall’indimenticabile professore Antonio Russo, che a Corigliano fu storico e scrittore. Affreschi narrativi di volti e nomi che resistono all’incedere del tempo e giungono a noi anche grazie alla preziosa opera divulgativa esercitata dallo stimato professore Giovanni Scorzafave.
“Gli archi si costruivano stendendo corde tra due balconi (o finestre) di una stessa strada posti l’uno di fronte all’altro. Su queste corde si appendevano, piegate a metà, le coperte che venivano poi arricciate al centro con larghi nastri colorati di seta. Gli altari si approntavano quasi sempre sulla soglia di un portone e ciò per creare movimento e senso di profondità. Con una coperta si copriva interamente il portone; altre, spiegate ed arricciate, venivano sistematele superiormente e lateralmente. Sulla coperta centrale si appuntava un asciugamano di lino bianco ricamato e su questo un Crocefisso o un quadro della Madonna. L’altare, artarinә, veniva realizzato con un tavolino anch’esso ricoperto con un drappo colorato o con una coperta di seta. Su questo altare venivano sistemati dei semplici candelieri e dei portafiori. Su un piccolo tappeto o scendiletto, messo ai piedi dell’altare, veniva sistemato un cuscino di velluto o di seta (raramente). Completavano l’addobbo alcuni vasi di fiori posti a destra ed a sinistra dell’altare. Le processioni, rese più suggestive dalla partecipazione delle congregazioni religiose precedute dallo stendardo e seguite dal palio di seta colorato, sostenuto da quattro o sei aste terminanti con grosse pigne di legno dorato, da due flabelli e dall’ombrellino di seta (portato quasi sempre da un notabile) che copriva il SS. Sacramento, percorrevano le strade delle parrocchie sotto una pioggia di petali di rose, di gerani e di garofani. Quando il parroco, durante il percorso, incontrava un altarino, si avvicinava, si inginocchiava e poi impartiva la benedizione ai presenti. Questa breve funzione religiosa, ripetuta presso ogni altarino, si chiudeva con l’accensione ‘i ‘nu filàrә i bbottә comprato con i soldi raccolti ndri vicinanzә o lasciati in una guantiera dai passanti. Da molti anni la festa del Corpus ha perso la sua parte coreografica: non si allestiscono più altari, non si stendono archi lungo le strade, non si gettano petali di fiori e solo pochi fedeli adornano finestre e balconi con variopinte coperte. Limitata anche la parte religiosa perché non vengono fatte più dopo la processione ufficiale le infra ottave. Le sole parrocchie di San Pietro e di Santa Maria escono ad anni alterni il giorno in cui cade la solennità del Corpo e Sangue del Signore e a queste processioni partecipano i parroci e le congregazioni religiose delle altre parrocchie-Ognissanti (Sanduorә), San Luca in S. Antonio e San Giovanni Battista in San Francesco”.
Assale la nostalgia in quanti questi luoghi ed eventi li hanno vissuti, mentre pervade la curiosità in coloro i quali, soprattutto di più giovane età, non ne hanno avuto la possibilità. Scrigni di memorie da custodire e valorizzare.
FABIO PISTOIA