Da più tempo stanno facendo sentire la loro voce di protesta contro un sistema, soprattutto politico calabrese, che invece di tutelarli e appoggiarli nelle loro giuste rivendicazioni, li ha completamente abbandonati non disdegnando comunque continue e vergognose prese in giro. Stiamo parlando dei lavoratori in mobilità in deroga calabresi, oltre 30 mila, che lanciano sempre più alto il proprio grido di dolore per le condizioni lavorative ed economiche in cui versano.
Quelli coriglianesi in riferimento allo sciopero di lunedì scorso a Trebisacce, in una lettera aperta, ne hanno per tutti: politici e sindacalisti. “L’urlo del popolo dello Ionio – si legge nella lettera – così è stato definito lo sciopero che lunedì 14 dicembre i sindacati e politici hanno organizzato a Trebisacce. I sindacati credono che sia sufficiente far sventolare quattro bandiere per risolvere il problema anzi i problemi perché si è trattato solo di fare un pò di passerella, di esibirsi senza nessun risultato, senza nulla di concreto in mano. Questa politica che non esiste per i problemi reali – è l’amara constatazione di questi lavoratori – non fa altro che i propri interessi calpestando i diritti della povera gente alla quale hanno già tolto la dignità togliendogli e negandogli un lavoro. Hanno parlato di scippi, di ospedali chiusi, di tribunali soppressi, di Giudici di pace, di trasporto ferroviario inesistente, di lavoratori in mobilità di chi un lavoro non lo ha mai avuto e forse non lo avrà mai. Allora crediamo sia più che legittimo chiedersi: dove erano i sindacati e i politici (quelli sul palco) quando nelle stanze del potere seduti al tavolo con accordi e compromessi è stato deciso di affondare e distruggere questo territorio? Il messaggio lanciato dal palco a Trebisacce per Renzi e Oliverio dove credete che arrivi ? Non è andato oltre Trebisacce, carissimi signori, non vi ha ascoltato nessuno e non vi ascolterà nessuno. E noi vittime che non avevamo certo bisogno di questa sceneggiata da parte vostra, noi lavoratori disoccupati in mobilità che siamo in 30 mila in Calabria i problemi li stiamo subendo sulla nostra pelle giorno dopo giorno, noi e le nostre sfortunate famiglie con tanti disagi, mentre voi responsabili di averci tolto la dignità continuate a specularci sopra senza ritegno pur di salire su un palco, pur di avere un titolo su un quotidiano, pur di dimostrare che siete operativi che state facendo il vostro lavoro. L’urlo si c’era ma di disperazione di stanchezza, l’urlo di un territorio sfinito dagli abusi della politica di chi fa politica per i propri interessi e per realizzare le vendette personali e dei servitori della Politica quelli che si fanno chiamare sindacati. Grazie per l’ennesima mortificazione e buone feste voi che con le tasche piene potete ancora festeggiare il Natale”.
Giacinto De Pasquale