“ Nelle belle domeniche primaverili , quando il profumo delle zagare si diffondeva nell’aria, Toni e Nanduccio se ne andavano alla fiumara; dove si erano impossessati d’una striscia di terra che essi stessi concimavano e dove crescevano piccoli arbusti dai frutti selvatici che, solo a toccarli, saltavano schioccando.
Era bello andare di domenica alla fiumara . L’acqua scendeva dalle montagne ancora rabbiosa ed abbondante ; chè la cattiva stagione solo da poco tempo era passata . Ma le giornate già cominciavano a farsi calde … ed era piacevole immergere i piedi nudi nel greto del fiume o camminare all’ombra dei densi canneti che accompagnavano , per lungo tratto l’acqua del fiumiciattolo che correva verso il fiume .
Da lontano si sentiva il tonfo delle lavandaie che sbattevano i panni sui sassi e lo sciabordare delle acque . Si sentiva anche il tinnire dei cavalli dei molinari che portavano i sacchi dei grani al mulino perché fossero macinati . E poi il canto spensierato delle giovani lavandaie che si spegneva lentamente nell’aria : quasi sopraffatto dal tonfo dei panni sbattuti sui grossi sassi .
Spesso i due ragazzi si inerpicavano sulle vicine colline , digradanti dolcemente sul fiume , per raccogliere fasci di rametti , dagli argentei ciuffi , che bruciando crepitavano . Facevano grandi raccolte di questi arbusti selvatici … in occasione della festa di S. Giuseppe . Per tale ricorrenza , gruppi di ragazzi dei vari quartieri del paese accatastavano montagnole di questi arbusti in piazzette qua e là dislocate o nei larghi dei vicoli interni .. ed accendevano grandi falò che ardevano fino a sera inoltrata .I falò venivano chiamati < pagghjeri >
Le lingue di fuoco salivano al cielo in un crepitìo di frasche , di pucchj* , di altra legna resinosa . E quando maggiore si faceva il crepitìo e più alte le lingue di fuoco , i bambini ed i ragazzi delle vinelle e dei rioni , in cui si raggomitola il paese ,gridavano a squarciagola :
Viva il Vecchio , Viva S. Giuseppe !!
I gridi liberatorii erano invocazione al grande Santo , Sposo di Maria , perché proteggesse l’intera popolazione ed i singoli nuclei familiari dal grande Male del Diavolo … dalla carestia , dal terremoto , dalla mancanza del lavoro , dalla forzata emigrazione nella Merica , dalle malattie , dalla guerra appena passata , dalla pestilenza .
La festa si concludeva con la raccolta della brace , che i ragazzi più poveri del vicinato andavano a portare in tutte le case come buon augurio da parte del grande Vecchio .
Le buone donne dei vicinati preparavano per quel giorno di festa qualche dolcetto casalingo con cui ringraziavano i ragazzini portatori della brace e del buon augurio … a cui aggiungevano qualche monetina per le loro famiglie .”
Dai miei libri : GENTE DI PAESE / GENTE DEL SUD –racconti –