Evidenti ragioni di rispetto e chiarezza non solo nei confronti di amici ed elettori a noi vicini ma anche della generalità dei cittadini mi impongono di prendere pubblica posizione a favore della proposta di fusione tra i comuni di Corigliano e Rossano. Chi mi conosce sa perfettamente che non sono mai appartenuto ne tuttora appartengo a cordate e truppe cammellate di quei politicanti da sempre adusi al gioco delle tre carte con il quale noi popolo di quest’area veniamo tarlupinati da tempo immemorabile.
Ora è accaduto che, dopo decenni di totale paralisi ed immobilismo nel quale s’e’ fatto autentico scempio di questo nostro vasto territorio, si è cercato di uscire dallo stallo avviando un condiviso percorso istituzionale teso ad aggregare le due più significative comunità di Corigliano e Rossano. Certo in questo va apprezzato il determinante apporto istituzionale dei consigli comunali di Corigliano e Rossano che hanno adottato le formali deliberazioni di avvio del procedimento, così pure la meritoria iniziativa del Consigliere regionale Giuseppe Graziano presentatore della proposta di legge per l’istituzione del nuovo ente territoriale e, da ultimo, dell’intero consiglio regionale che ha deliberato l’indizione del referendum consultivo tra le popolazioni di Corigliano e Rossano dando mandato al presidente Oliverio per la fissazione della data della consultazione popolare. In parallelo al descritto difficile lavoro di tessitura e costruttivo dialogo e confronto istituzionale, va doverosamente annoverato il prezioso contributo offerto dal Comitato delle 100 associazioni che è riuscito nel difficile lavoro di riunire in un unico tavolo le più disparate formazioni sociali della città e del territorio. A questa pars costruens se ne è contrapposta da subito una destruens, fatta di forze ed intelligenze che hanno fin dall’inizio tramato contro questo importante appuntamento ponendo in essere un catalogo di comportamenti di inaudita gravità, dai più subdoli a quelli più sfacciati, pure in alcuni casi ammantati da argomenti in apparenza pregevoli, tra i quali la stessa necessità di un allargamento ad altri comuni della proposta aggregativa. Ben si comprende la preoccupazione di consunti noti politicanti dei nostri capoluoghi che vedono la crescita di questa nostro territorio come il classico fumo negli occhi, meno intelligibile è tuttavia la posizione assunta di recente dal sindaco di Corigliano al quale ho sempre riconosciuto capacità ed acume politico. L’irrituale (visto l’avanzato stadio del procedimento) richiesta di un break alla regione per l’indizione del referendum fondato sulla manifestata necessità di un approfondimento della situazione finanziaria del solo comune di Rossano (peraltro appresa dai giornali e senza tenere conto dello stato nel quale versa anche il suo Comune) certo non regge. A tranquillizzare il sindaco di Corigliano sul versante dei conti basterebbe il solo richiamo delle note leggi dello Stato, da ultimo quella di stabilità 2017, che prevedono interventi pluriennali con forti premialita’ a favore dei comuni che addivengono a fusioni. Esclusa questa preoccupazione e messa da parte anche quella infantile della permanenza del “lenzuolo” tra le due città, non resta che tornare alla ipotesi più accreditata (che è poi quella a tutti nota sebbene sussurrata sottovoce), vale a dire l’interesse di quelle residue forze conservatrici e trasversali, senza distinzione di colore e schieramento politico, di chiara matrice centralista, che da sempre sono fieri oppositori dell’emancipazione della nostra area; tale intenzionalità è divenuta ora più che palese a giudicare dal roboante eco di quella parte di stampa ancora asservita alle logiche riduttive imperniate sul triste adagio “mors tua vita mea”:l’area ionica cosentina deve continuare ad avere il limitatore di velocità perché solo così il capoluogo possa continuare a prosperare su quelle poche briciole ad essa ancora elargite dal potere centrale. Tale schema fornisce il segno e la misura della mediocrità e pochezza dell’intera classe dirigente calabrese perché si fonda sulla rinuncia al confronto competitivo tra i territori che nel resto dell’Europa sta dando frutti in termini di accresciuta produttività con effetti sull’occupazione mentre solo da noi viene percepito come fattore negativo.
L’auspicio è allora quello di andare oltre avendo il coraggio e la determinazione di avviare autentici processi riformatori come quello appena avviato di realizzare anche in questo scampolo di terra calabra una aggregazione non solo formale ma di comunità di persone animate dall’unico vero obiettivo di porre fine ai tanti fallimenti ed aprirsi realmente alla generosa prospettiva di un futuro migliore.
Natale Graziano