Nei giorni scorsi Giorgio Luzzi, Coordinatore cittadino del Movimento Corigliano centro storico un progetto per non morire e Alfonso Caravetta del Comitato civico Coriliani hanno inviato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Castrovillari, alla Sezione regionale calabrese della Corte dei Conti e al Sindaco del comune di Corigliano, un esposto-denuncia affinché gli organismi inquirenti avviino le opportune indagini a proposito dell’abuso,
che viene perpetuato ormai da anni, da parte del Comune di Corigliano nei confronti di tanti cittadini-contribuenti residente nel Centro storico cittadino a proposito del pagamento della tassa sulla depurazione dei reflui fognari. Di seguito si riporta il testo integrale dell’esposto-denuncia:
Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Castrovillari
Via Francesco Muraca – 87012 Castrovillari
Alla Sezione Regionale per la Calabria della Corte dei Conti
Via Buccarelli n. 28 – 88100 Catanzaro
Al Signor Sindaco del Comune di Corigliano Calabro
Via Barbaba Abenante – 87064 Corigliano Calabro
I sottoscritti: Luzzi Giorgio nato a Corigliano Calabro il 09.11.1950 e ivi residente in Viale Rimembranze n. 110 nella qualità di Coordinatore del Movimento Centro Storico: Un progetto per non morire e Caravetta Alfonso Pietro nato a Corigliano Calabro il 28.06.1967 e ivi residente in via Gradoni Sant’Antonio n. 5 nella qualità di Presidente del Comitato Civico Coriliani, presentano il sotto riportato esposto-denuncia:
con le sentenze n. 411/2011, n. 116/2013 e n. 205\13 (solo per citarne alcune) il Giudice di Pace di Corigliano Calabro, condannava il Comune di Corigliano Calabro al pagamento delle spese processuali e legali, provvedendo nel contempo ad annullare le ingiunzioni di pagamento. Il G.d.P Dr Francesco Tocci riconosceva, come per legge, che la quota relativa al canone di depurazione in assenza di servizio non è dovuta. Queste, lo ripetiamo, sono solo alcune delle tante sentenze che condannano il Comune in materia di canone di depurazione di acque reflue. Principio giuridico peraltro sancito dalla Corte Costituzionale con dispositivo n. n° 335 del 10 ottobre 2008. Altre sentenze hanno nel tempo ribadito quanto espressamente pronunciato dalla Corte suprema. E’ quanto ha stabilito la Terza Sezione Civile della Corte di Cassazione, con la sentenza 12 aprile 2011, n. 8318 :” I comuni non possono chiedere il pagamento della tariffa richiesta per il servizio di depurazione dell’acqua se sono sforniti dei relativi impianti di depurazione”. Seguendo gli orientamenti, della Corte costituzionale la Sezione Regionale di Controllo della Corte dei Conti per la Lombardia, espressi con parere n. 25/2009, la risposta non può che essere affermativa per la seconda ipotesi, ovvero che gli utenti hanno diritto a rimborso delle tariffe versate, salvo che i termini per produrre l’istanza di rimborso siano nel frattempo prescritti. Nei medesimi termini si sono altresì espresse le Sezioni Regionali di Controllo della Corte dei Conti rispettivamente per la Campania, con parere n. 24 del 6 novembre 2008, e per la Calabria, con deliberazione n. 386 del 21 novembre 2008. Molti contribuenti coriglianesi, difatti, hanno inteso intraprendere la via giudiziaria per affermare un fatto di diritto ben chiarito. La questione non è da leggere esclusivamente sotto il profilo giuridico, poiché tale problematica riguarda l’intera popolazione coriglianese ed investe il territorio tutto per la particolare valenza ambientale. Nel contingente il canone di depurazione + iva è materia controversa di bilancio per le somme iscritte a ruolo fino ad oggi. Poiché tali somme dovrebbero essere rimborsate. La situazione si presenta alquanto delicata poiché i contenziosi accesi e gli eventuali rimborsi porterebbero l’Ente ad una insopportabile esposizione finanziaria .
Questo esposto-denuncia si rende doveroso, dunque, per la scarsa trasparenza amministrativa finora dimostrata e per l’atteggiamento omissivo e recidivo degli uffici che non evadono le richieste protocollate da parte di cittadini, associazioni e comitati civici, che interrogano l’Ente al fine di verificare quali impianti siano funzionanti e collegati in rete, legittimata a fronte di canoni di depurazione a tutt’oggi richiesti, nonostante è risaputo che alcuni impianti di depurazione risultano a tutt’oggi sequestrati dall’autorità giudiziaria poiché il processo di raccolta e smaltimento delle acque e dei fanghi non risulta effettuato. In particolare il depuratore sito in località Ciciriello è sottoposto a misura di sequestro dal luglio 2013, unico impianto che dovrebbe servire l’intero abitato del centro storico.
E dunque, ci chiediamo quale servizio il comune offre alla comunità a corrispettivo di somme rilevanti in bilancio per la manutenzione e la gestione degli impianti di depurazione sul territorio?
Si deve ancora far rilevare alla SS.LL. che in sede di contraddittorio presso il G.d.P. alcuni funzionari comunali chiamati a chiarire la vicenda, hanno testimoniato che le zone di Corigliano Centro per le quali sono state richieste somme per il servizio di depurazione, non sono servite da alcun impianto di smaltimento, ne tantomeno si può stabilire quando detti impianti saranno realizzati.
Alla luce di tutto ciò i sottoscritti chiedono alla Procura della Repubblica e alla Sezione Regionale della Corte dei Conti, se nell’atteggiamento sin qui portato avanti dal Comune di Corigliano Calabro non sia possibile configurare il reato di indebito arricchimento.
In attesa di ricevere Vostre cortesi determinazioni in merito si coglie l’occasione per porgere ossequiosi saluti.
Giorgio Luzzi
Alfonso Pietro Caravetta