Verosimilmente nel prossimo mese di giugno, i cittadini-elettori di Corigliano Calabro e di Rossano saranno chiamati ad esprimere il loro consenso o il loro dissenso sulla proposta di fusione istituzionale ed amministrativa dei loro rispettivi due Comuni in un unico Comune. Al netto d’ogni tipo di tecnicismo giuridico e finanziario, delle eventuali simpatie od antipatie politiche e/o personali nei confronti dei propugnatori più esposti e finanche degli anacronistici campanilismi da straccioni che la questione sta già infiammando, tale proposta richiama, in modo naturale, alcune banalissime battute.
Battute amare, capaci di fare riflettere e che, a ben vedere, tanto banali poi non sono. Già, perché serve a poco prendere aerei (da Lamezia Terme) e girare il mondo, se con la testa non s’è capaci d’oltrepassare quel ponte che sulla Strada statale 106 sovrasta quel torrente in secca dal nome Cino, capace soltanto in caso d’alluvioni (e l’hanno vista piuttosto di recente una disastrosa alluvione i coriglianesi ed i rossanesi).
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