La Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (CRPD) garantisce che le persone con disabilità godano dei diritti e delle libertà fondamentali su base di uguaglianza con gli altri, proteggendo la loro dignità.
Gli Stati devono adottare misure per garantire il pieno rispetto di questi diritti.
Gli Stati sono incoraggiati a lanciare campagne di sensibilizzazione e a formare i mezzi di comunicazione per rappresentare correttamente la disabilità.
Nel 2023, il Ministro per le disabilità Alessandra Locatelli ha promosso una nuova edizione aggiornata del libro Le Parole Giuste, che include versioni in “Facile da leggere ” e ” Comunicazione Aumentativa Alternativa” della Convenzione ONU per aiutare il cambiamento culturale basato su un linguaggio rispettoso dei diritti delle persone con disabilità .
Principali raccomandazioni per un corretto uso del linguaggio:
1. Uso corretto del linguaggio: evitare termini come “diversamente abile” e “handicap” e usare invece “persona con disabilità”. Termini negativi e offensivi devono essere evitati.
2. Accessibilità dell’informazione: garantire che le persone con disabilità possano ricevere informazioni e comunicare con modalità adeguate, come lingua dei segni, Braille, CAA, ecc.
3. Partecipazione attiva: coinvolgere sempre la persona con disabilità nelle decisioni che la riguardano, anche se rappresentata da un tutore.
4. Evita descrizioni pietistiche o eroiche: non descrivere le persone con disabilità come “vittime” o “eroi”, ma rispettare la loro dignità.
5. Lingua “people-first”: dare priorità alla persona, ad esempio “persona con sindrome di Down” anziché “disabile”.
6. Rilevanza della disabilità: citare la condizione di disabilità solo quando necessario e sempre in modo rispettoso.
È necessario evitare termini stigmatizzanti come “affetto da”, “colpito da”, “vittima di” o “soffre di”, che pongono l’accento sulla malattia piuttosto che sulla persona. È preferibile usare espressioni come “persona con disabilità”, e, quando necessario, specificare la diagnosi in modo neutro, ad esempio “persona con sindrome di Down”. È importante evitare termini che riducono una persona alla sua condizione, come “anormale”, “autistico”, “balbuziente”, “cieco” o “deforme”. È più corretto usare espressioni come “persona autistica”, “persona con disabilità visiva” o “persona con demenza”. Inoltre, parole come “fragile”, “ritardato mentale” e “handicappato” sono offensive e obsolete; è preferibile dire “persona con disabilità intellettiva” o “persona sorda”. Frasi che implicano sofferenza, come “costretto su una sedia a rotelle”, vanno evitate, utilizzando invece “persona che si avvale di una sedia a rotelle”. Infine, il termine “vulnerabile” dovrebbe essere usato con cautela, poiché non tutte le persone con disabilità sono vulnerabili di per sé, ma lo diventano a causa di barriere sociali o discriminazioni. L’obiettivo è sempre rispettare la dignità e l’identità della persona al di là della sua disabilità.
In generale, il linguaggio deve concentrarsi sulla persona, rispettando la sua dignità, e deve riflettere una visione inclusiva e positiva della disabilità, come previsto dalla Convenzione ONU.
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