di Giovanni FERRARI
Chiedo scusa e perdono ai miei concittadini coriglianesi se ritorno ad occuparmi di un fenomeno che mi ero già occupato, precisamente in tempi non sospetti il 15 febbraio 2019, scrivevo sui quaquaraquà della politica a Corigliano,
adesso, invece, mi rivolgo direttamente al Segretario del Partito Democratico Cittadino Francesco MADEO ed al suo Capogruppo Giuseppe CANDREVA.
Caro Segretario e Caro Capogruppo sono pienamente solidale e convinto con le vostre dignitose e oneste posizioni, solo e soltanto se riuscite a liberarvi da queste losche figure di personaggi immorali, inquinati, gentaglie, traditori, infiltrati nel vostro partito, nella ultima campagna elettorale hanno sostenuto ed hanno fatta campagna elettorale per candidati di DESTRA, dovete avere la forza ed il coraggio di liberarvi da questo losco marciume, sono sicuro e fiducioso di ottenere ampi e pieni consensi, altro che dimettersi, bisogna avere il coraggio di ESPELLERLI DAL PARTITO, la dignità, l’onestà e la moralità al primo posto, bisogna liberarsi da questi poveri “QUAQUARAQUA’”. Alla fine sono e saranno nella vita semplicemente “QUAQUARAQUA’”.
A Corigliano, bisogna avere il coraggio e la forza di denunciare il malaffare, la massoneria, i tangentisti, la corruzione, gente fallita nella vita, arricchita in politica, sistemando moglie, figli, nipoti, nuore, gente che non ha mai partecipato ad un concorso, assunto per chiamata diretta dal sistema clientelare dalla vecchia Democrazia Cristiana
Probabilmente questi personaggi, non conoscono e non sanno il senso logico ed etimologico della parola “QUAQUARAQUA’”, mi permetto e consiglio di andare a leggere, qualora ne fossero nelle condizioni e nelle capacità di intendere e volere il romanzo di Leonardo SCIASCIA “IL GIORNO DELLA CIVETTA”, pubblicato nel 1961, in cui Sciascia divide l’umanità in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i ruffiani, i quaquaraquà e i piglianculo. Pochissimi sono gli uomini, pochi i mezz’uomini, gli ominicchi che sono come i bambini che si credono grandi, ancora si va sempre più giù ai ruffiani ed infine ai quaquaraquà ed ai piglianculo, persone che dovrebbero vivere come anatre nelle pozzanghere, ossia questi loschi personaggi, non hanno alcun senso o espressione di vivere ed esistere se non essere considerati a delle anatre.
La politica, purtroppo, oggi è lontana, anni luce dalla gente, dai problemi reali delle persone e come sempre accade, quello che si era promesso nella campagna elettorale, non si avvera e gli elettori, capiscono ancora una volta di essere stati presi in giro da persone senza scrupoli e senza vergogna, che per arrivare ai loro obiettivi, non guardano in faccia a nessuno, l’importante e l’assegnazione delle poltrone. La caratteristica di questi loschi personaggi è quello di essere a disposizione di se stessi più che degli altri, ricordandosi degli altri solo e soltanto quando hanno bisogno del voto. Oggi, purtroppo, assistiamo ad una crisi della politica di tipo etico e morale, ma anche di credibilità per la mancanza di appartenenza reale ad uno schieramento, motivo per cui assistiamo ad una “transumanza, nel senso dal passaggio da un partito ad altro, ossia appena sentono “puzza di bruciato”, immediatamente si schierano con il vincitore di turno.
Io faccio tesoro delle grande battaglie e lotte politiche di Enrico BERLINGUER e del grande filosofo del Diritto Norberto BOBBIO sulla QUESTIONE MORALE.
Secondo SCIASCIA, il termine “quaquaraquà”, è anche usato come sinonimo di “delatore”, questi politici, sono pericolosi, arroganti, prepotenti, non prendono alcuna responsabilità delle loro azioni, si arricchiscono sulle spalle degli altri, imponendo le proprie idee e la volontà agli altri, fanno un sacco di promesse senza poi mantenerle.
Questi politicicchi si riempiano la bocca di umanità, bella parola piena di vento.
Prof. Giovanni FERRARI
Dipartimento di Giurisprudenza
Università di URBINO “CARLO BO”