È bastato il richiamo del Presidente Occhiuto per far pace tra il Direttore Generale dell’Asp di Cosenza Antonello Graziano e la Consigliera Regionale Straface, paladina di tutte le battaglie campanilistiche della città di Corigliano-Rossano.
Tuttavia, abbandonando per un attimo il campanilismo e le posizioni contrastanti all’interno del centro destra cittadino a cui abbiamo assistito in questi giorni, il vero problema non è il trasferimento del punto nascite, ma l’ospedale unico della Sibaritide.
I cittadini dell’area Ionica cosentina aspettano l’opera dal lontano 2008, ma nel frattempo hanno subito solo trasferimenti e chiusure di reparti sia al Compagna che al Giannettasio, sempre giustificate dalla chimera dell’Ospedale Unico.
La questione non è mai stata e non può essere tra Corigliano e Rossano, oggi tra l’altro città unica, entrambi i presidi negli anni hanno subito solo scippi e depotenziamenti.
Negli ospedali cittadini, ormai da anni mancano i primari di: psichiatria, ginecologia, neurologia, pediatria.
Mentre nefrologia veniva declassata.
Forse meglio non parlare della sanità territoriale completamente abbandonata. Non è un caso che anche in questo settore mancano mancano da oltre due anni i capi distretto jonio sud e jonio nord.
La vera svolta, magari senza annunci e video promozionali, dovrebbe partire da qui.
Considerati i trascorsi e i tempi biblici per il termine di quest’opera necessaria, viene spontaneo chiedersi: come mai si stanziano 1,624 milioni di euro per ristrutturazioni mentre si fa propaganda quotidiana sul cronoprogramma e sulla consegna prevista per il 2026? A quanto ammonta la spesa per trasferimenti e adeguamenti tra i due presidi? Probabilmente qualcuno dimentica che la Calabria è commissariata per disavanzo.
Il timore, a questo punto più che fondato, è che tutta questa operazione mediatica in salsa Occhiuto-Straface-Graziano sia l’ennesimo tentativo di nascondere ciò che tutti ormai hanno capito: l’Ospedale Unico non sarà pronto alla data di consegna prevista.
Ben vengano gli adeguamenti strutturali, sui quali saremo sempre a favore, ma questi devono essere accompagnati da una puntuale pianificazione e soprattutto da atti ufficiali.
Il DCA n. 70/2024 non può sostituire l’atto aziendale dell’Asp di Cosenza, di cui ancora non c’è traccia.
Non possiamo che augurarci che questi nostri timori siano infondati e che dal 2026 i cittadini di Corigliano-Rossano non saranno più costretti ad emigrare, anche solo per accedere alle cure essenziali.