Questo restauro “s’ha da fare”, ma le cose, una volta tanto, facciamole bene!
Corigliano-Rossano, 28 ottobre 2024 – Esordisco con questa frase per rispondere, per le rime, all’autore dell’articolo riportato sul Blog di Corigliano Calabro in data 19 ottobre u.s. ma tengo a precisare, caro signore, che non è un linguaggio che riflette il mio modo di esprimermi né la mia indole!
Perché sono qui a scrivere allora, e perché uso questo tono? Perché in tutta la mia vita, per l’educazione e la formazione ricevute, per indole e carattere, per il ruolo che ho in questa comunità, quale cittadino e residente, è sempre stato alto il desiderio e la volontà di onorare sempre e solo la verità.
Sono Carmine Cianci, “il privato che possiede un alloggio nell’immobile dove è collocato l’affresco” citato dall’articolo di cui sopra, che però non ha MAI dichiarato di non far effettuare il restauro, né che lo stesso non si debba mai fare , passando quindi per un inetto e insensibile alle opere d’arte.
Probabilmente mi dilungherò molto nel racconto, e lo affronto e lo riporto con il cuore pesante, ma descrivere puntualmente i fatti mi fa ripercorrere con l’animo sereno le richieste fatte e le porte in faccia ricevute.
Quindi, suono l’altra campana, quella che il Signor Petrone con il suo racconto, voleva far tacere, rendendo la sua versione quella ufficiale, per denunciare un misfatto, per attirare a sé il plauso di un cosi bel gesto (il restauro) contro l’inettitudine, la cattiveria, la prepotenza di chi lo aveva ostacolato.
Per ulteriore chiarezza, premetto che una delle abitazioni nell’ex palazzo della Badia del Patire, è di proprietà di mia sorella, nonché mia casa paterna , comprata dai miei genitori con moltissimi sacrifici e alla quale sono, ovviamente, legato affettivamente. Nello stesso palazzo, hanno ancora la residenza la Signora Manfredi, inferma e con seri problemi di deambulazione; e delle mie cugine, eredi Sanseverino. Scrivo quanto di seguito, rappresentando anche loro, da me interpellati nel corso di questa vicenda per avere delucidazioni su eventuali richieste o comunicazioni, anche a loro MAI pervenute.
Gli eventi si svolgono nel corso di 10 giorni circa.
Mia sorella, e poi io, da lei informato, veniamo a conoscenza, tramite nostra cugina Maria Sanseverino, del montaggio di una impalcatura per il restauro dell’icona della Madonna che si trova sulla facciata superiore, sul portone centrale, comune a tutti gli abitanti dell’edificio, a ostruzione quasi totale del passaggio e dell’accesso.
Non avendo ricevuto né noi Sigg. Cianci, né i sigg. Manfredi, né i Sigg. Sanseverino, residenti del palazzo dunque, alcuna richiesta pervenuta per via ufficiali od ufficiose, rimango molto perplesso ed inizio, con non poca agitazione, ad indagare su chi abbia iniziato un lavoro di cotanta importanza, senza alcun tipo di avviso.
L’agitazione diviene rabbia, perché nelle telefonate intercorse con i condomini, si muovono gli animi, segnalando che nessuno abbia avuto la preoccupazione di avvisare di nulla.
Decido quindi di recarmi dai carabinieri per denunciare l’accaduto, ma vengo fermato dalla notizia apparsa da qualche parte, che il fautore del restauro sia Mario Salatino, Presidente dell’Associazione Coriglianesi nel mondo.
Prendo tempo, poiché conosco Mario Salatino da quando siamo ragazzi, abitavamo nello stesso quartiere, abbiamo giocato a pallone insieme, ci siamo sempre fortemente stimati, pertanto decido di chiamarlo per avere spiegazioni. Il mio tono è inizialmente alterato, gli chiedo perché, proprio per la conoscenza che abbiamo l’uno dell’altro, nonché la risaputa residenza di mia sorella in quel palazzo, nessuno abbia avuto la delicatezza di informarci (noi e gli altri condomini) dell’intenzione di effettuare quel restauro e a quali condizioni.
La sua risposta, abbastanza sbrigativa, è stata quella di aver dato mandato al Pittore ed al Sig. Petrone di contattare i condomini del palazzo. Ribadisco a lui che NESSUNO si fosse fatto vivo e che solo l’amicizia che mi legava a lui mi aveva fatto desistere dal denunciare alle autorità competenti la situazione.
Durante la telefonata, entriamo poi anche nel vivo della questione restauro, e date le mie competenze in materia, gli suggerisco di affidare il lavoro ad un restauratore accreditato dalla Sovrintendenza delle Belle Arti, trattandosi di un affresco del 600, quindi di rilevante importanza storico-artistica, non per sfiducia o mancanza di stima nei confronti del Pittore, ma per evitare future problematiche. Siccome invece non si viene evidenziata l’ intenzione di proseguire diversamente, invito, a nome di tutti i rappresentati, a smontare l’impalcatura, che è oltretutto di ostacolo ad un eventuale soccorso da prestare, in emergenza, alla sig. ra Manfredi.
Ringraziandomi per la mia gentilezza, mi indica la data del 19 ottobre come quella utile allo smontaggio, non avendo, il sig. Petrone, un operaio a disposizione prima di allora. Qualche giorno prima di quella data, ricontatto il sig. Salatino per chiedergli un incontro, ma vengo liquidato con una impossibilità momentanea e nessuna altra chiamata o ricontatto.
Tra le varie telefonate, riporto anche quella fattami dal Sig. Petrone il 14 ottobre, a cui ho segnalato quanto l’intento fosse nobile, ma contestando, come fatto con il Sig.. Salatino, che si doveva procedere “con un restauratore abile ed esperto in materia di affresco”, per il pregio dell’Opera stessa.
Ero sereno, avevo parlato con chi di dovere, le parti interessate insomma; avevo informato il condominio, e avevo salvaguardato l’affresco , sperando che tutto questo spingesse tutte le persone coinvolte , che avevano avuto e promosso questa bella iniziativa, ad usare la testa e non solo l’istinto, a lavorare con criterio per dirla in breve, e invece il 19 ottobre vedo apparire quell’articolo che cambia la versione dei fatti, fa passare per vittime i carnefici, e per colpevoli chi voleva che le cose venissero fatte, UNA VOLTA TANTO, per bene, seguendo le regole.
A qual punto, deluso e frustrato , contatto Mario Salatino, ribadisco la mia intenzione, espressa in tutti i modi e in tutte le conversazioni intercorse, che il restauro dovesse essere affidato ad un accreditato, e lo invito a interpellare l’autore dell’articolo per riscriverlo, raccontando la verità. Ma niente.
Le riflessioni che vengono fuori da tutta questa storia sono tante e molteplici e le pongo anche ai lettori:
In che veste, il Signor Petrone scrive, si interessa, fa installare e poi smontare un’impalcatura e agisce sul restauro dell’affresco?
A che titolo i signori sopra citati, Salatino e Petrone, scrivono alla Sovrintendenza per attivare il restauro non curandosi però di interpellare condomini né di informarli, con una comunicazione ufficiale o avviso informale, di un lavoro che riguarda il loro edificio?
Perché tutto viene fatto di soppiatto?
Perché semplicemente l’Associazione dei Coriglianesi nel mondo, non contatta i condomini, spiega la nobile idea, non li coinvolge e non li invita a partecipare alla richiesta di restauro?
A nome di chi sono stati presentati i progetti?
Forse il comune Corigliano- Rossano da risorse finanziare per il restauro? E’ se così fosse rispondo al Signor Petrone “alla faccia della fede”
Esiste un finanziamento di un privato, come cita l’articolo del Sig. Petrone, ma chi dice a lui ed al Sig. Salatino che anche i condomini avrebbero voluto/potuto contribuire ? Non erano neanche informati….Per gli stessi residenti poteva addirittura essere motivo di donazione in memoria dei propri cari che non ci sono più
È stato chiesto ai residenti se non esistesse già un progetto di restauro o se volessero contribuire?
Sono queste e molte altre le domande che mi pongo, spinto dall’amarezza che tutta questa storia lascia dietro di sé, ma che mi incita sempre di più a tenere alta la bandiera dell’onestà e verità, contro la prepotenza e l’egoismo di chi impone il proprio operato, non curandosi di niente e nessuno.
Citando sempre l’articolo precedente, il Sig. Petrone indica che la Madonna dice di guardare le cose del cielo e non le cose della terra, e rispondo con una citazione del Vangelo: “Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”.
E’ davvero cosi difficile capirlo?!
Carmine Cianci e i condomini


