(nota – Fdi) Corigliano Rossano, mercoledì 18 settembre 2024 – Sulla vicenda del segretario comunale di Corigliano-Rossano, Paolo Lo Moro, qualche voce isolata sembra avvolgersi in una difesa d’ufficio che, più che chiarire i fatti, finisce per sottolineare la posizione di debolezza in cui versa il dirigente. Ciò che lascia perplessi non è tanto la scelta di difendere il segretario comunale – diritto di ogni dei singoli di esprimere opinioni personali – quanto la mancanza di una trattazione completa e imparziale della questione, nonché una netta presa di posizione su aspetti cruciali, come la questione del conflitto di interessi.
La questione dell’errata corrige: normalità o scandalo?
Il focus sull’errata corrige inoltrata da Fratelli d’Italia, descritto come sintomo di “confusione” o di una “sortita politica poco efficace”, sembra pretestuoso. L’errore materiale può capitare a chiunque e dovrebbe essere riconosciuto come una prassi normale in contesti giornalistici e politici. In questo caso, Fratelli d’Italia ha ritenuto doveroso rettificare una parte delle accuse mosse nei confronti del segretario comunale per chiarezza e rispetto nei confronti della persona coinvolta e dei lettori. Una rettifica, anche non tempestiva, è un atto di correttezza, non un segno di debolezza. Si grida allo scandalo quando all’errata corrige ricorre un partito e diventa normale per chi ne è spesso autore e poi spara sugli altri. Due pesi e due misure, ma non meraviglia. La confusione e l’ingigantimento del caso che si tentano di evidenziare appaiono, quindi, come una forzatura. L’errore materiale non “sgonfia” alcun caso, tantomeno modifica la legittimità delle preoccupazioni sollevate dall’opposizione. Ridicolizzare una rettifica appare quindi pretestuoso e distoglie l’attenzione dalle questioni fondamentali.
Il doppio ruolo: controllore e controllato
Un elemento che lascia ulteriormente perplessi è l’assenza di una posizione chiara sul ruolo ricoperto dal segretario comunale. È noto che il segretario abbia svolto funzioni di vigilanza anticorruzione, pur avendo altri incarichi dirigenziali all’interno dell’ente. Questo doppio ruolo ha sollevato inevitabilmente il dubbio di un potenziale conflitto di interessi, che avrebbe meritato un’attenzione più rigorosa anche per quegli organi di stampa che si dicono, a parole, indipendenti. Il problema non è solo se le deleghe siano state assegnate dall’organo politico ma se sia opportuno che chi svolge funzioni di controllo sia contemporaneamente anche parte dell’organo amministrativo operativo. Sorprende che non sia stata espressa una valutazione critica su questo aspetto, preferendo sviarlo a favore di una difesa incondizionata del dirigente. Tale omissione non può che essere interpretata come una presa di posizione, rafforzando i dubbi sull’imparzialità di questa copertura.
Tra interessi da tutelare e servilismo, si auspica, non richiesto
Comprendiamo che vi possano essere interessi da tutelare, soprattutto quando in gioco vi sono interessi. Tuttavia, l’equilibrio tra il diritto di cronaca e il servizio alla verità richiede rigore e indipendenza. Non si può fare a meno di notare, infatti, come il servilismo, si auspica non richiesto, rappresenti uno degli aspetti più ignobili della cronaca politica. Quando la difesa dell’apparato amministrativo diventa eccessivamente acritica, si rischia di cadere nella faziosità, compromettendo la credibilità stessa di chi si espone per conto terzi. C’è poi un riferimento alla sorella del segretario comunale, Doris Lo Moro, candidata per le Amministrative di Lamezia Terme e possibile aspirante governatrice della Calabria per il centrosinistra. Si ipotizza, in maniera allusiva, che le critiche rivolte al segretario siano mosse esclusivamente per motivi politici legati alla sua parentela. Ma davvero dovremmo concludere che il segretario Lo Moro debba essere immune da qualsiasi discussione e critica, solo perché sua sorella è impegnata in politica? Questo modo di ragionare appare come un tentativo di sviare il dibattito, portando il discorso su un terreno emotivo e politico piuttosto che restare sui fatti. Non è accettabile pensare che la posizione di un funzionario pubblico debba essere esente da critiche solo per la presenza di un familiare coinvolto nella politica. Nessuna immunità di famiglia dovrebbe impedire un’analisi seria e approfondita di comportamenti e decisioni che potrebbero influire sulla vita amministrativa e sulla trasparenza della gestione della cosa pubblica. Se ogni critica a un funzionario pubblico dovesse essere letta come un attacco politico solo per via delle sue relazioni familiari, allora chiunque con legami nel mondo politico godrebbe di una protezione ingiustificata. Al contrario, chi si esercita nella critica dovrebbe indagare e discutere i fatti senza timori o pregiudizi, focalizzandosi su eventuali conflitti di interesse, abusi o irregolarità. Sollevare questi interrogativi non è politicizzare la questione, ma esercitare il proprio dovere di informare e garantire il controllo democratico su chi detiene incarichi pubblici.
Il Coordinamento Cittadino di Fratelli d’Italia