Leggi la lista del PD, per le prossime elezioni amministrative di Corigliano-Rossano, e non capisci.
Mancano i nomi di quasi tutti i dirigenti, persino quelli che hanno fatto il diavolo a quattro per portare il partito verso Flavio Stasi.
Manca persino il nome della capogruppo in consiglio comunale, Rosellina Madeo, artefice della “opposizione responsabile” (alias – appoggio esterno alla maggioranza) del PD degli ultimi anni e, insieme a Stasi, promotrice di quell’accordo per le ultime elezioni provinciali che vorrebbero intestarsi Franco Iacucci, Mimmo Bevacqua ed Enza Bruno Bossio che, invece, non hanno potuto fare un accidenti anche perché Stasi non se li fila di striscio e, quando può (praticamente sempre), li evita.
Manca Mariolina Cacciola, candidata alla segreteria all’ultimo congresso cittadino; manca Gino Promenzio, già candidato a Sindaco con l’appoggio del PD (seppur senza il simbolo) e una decina di altri dirigenti minori, compreso il solito delatore professionale, da sempre nelle fila del PD solo per auto-proporsi in tutte le competizioni elettorali nelle quali non bisogna farsi votare direttamente (e per le quali puntualmente non viene candidato) e per non candidarsi mai quando, invece, c’è da metterci la faccia e mostrare la propria forza elettorale.
Guardando bene le liste a sostegno di Stasi e Straface, però, questi nomi si ritrovano in ordine sparso, fatta eccezione, naturalmente, per quello del delatore professionale che non ha manco il voto suo.
A parte Promenzio – che, divorato dall’odio nei confronti di Stasi, si sarebbe candidato pure con la lista della Repubblica di Salò e che ora sostiene, con una sua lista, la Straface – gli altri sono tutti candidati nelle liste di Stasi.
Le motivazioni sono diverse e proviamo a ricostruirle.
Il PD è uscito dilaniato dal congresso che ha eletto il politicamente inadeguato Franco Madeo.
Da una parte il gruppo che aveva sostenuto Tagliaferro, numericamente leggermente maggioritario e anstistasiano fino al midollo; dall’altra il gruppo a sostegno di Franco Madeo, fatto pure di antistasiani ma per altra ragione (gli emarginati dal sindaco) e infine coloro che avevano sostenuto la Cacciola, tutti stasiani, risultati determinanti nell’elezione di Franco Madeo.
Per carità, parliamo di gruppi politicamente inconsistenti in termini di consenso elettorale personale.
Per mesi, il gruppo stasiano ha cercato, invano, di far convergere le strade del partito e di Stasi.
In realtà, l’accordo con Franco Madeo c’era stato ma è cosa nota a tutti che gli accordi, nel PD, durano quanto un gatto sulla SS 106 nella settimana di ferragosto.
A dicembre 2023, gli stasiani del PD, resisi conto che mai ci sarebbe stato il matrimonio politico tra Stasi e il PD, hanno presentato una mozione di sfiducia del segretario, mozione che non è stata neppure discussa perché il gruppo Tagliaferro ha deciso di dare una nuova maggioranza al segretario sfiduciato, subodorando la possibilità di far virare il partito in direzione opposta a Stasi e perdendo l’occasione di staccare la spina alla politicamente inadeguata segreteria Madeo.
Il tutto nell’inerzia delle altrettanto politicamente inadeguate segreterie provinciale e regionale che, pur minacciando ogni giorno un commissariamento, sono rimaste, come al solito, a guardare, anche perché le spaccature del circolo della città più importante della provincia di Cosenza rappresentavano e rappresentano, per i furbetti cosentini, catanzaresi e reggini, un’opportunità e non un problema.
Questo nuovo equilibrio ha spinto gli stasiani del partito a gettare la spugna e a rientrare, mestamente e in buon ordine, verso i gruppi civici di origine, con il PD in attesa di capire cosa avrebbero fatto i calendiani di Azione e pronto ad andare al traino del candidato a sindaco proposto da questi ultimi.
Il tutto mentre si stava riunendo, da settimane, il tavolo del centrosinistra dal quale il PD si era autoescluso perché “l’unico tavolo del centrosinistra che conta è quello che facciamo noi” (la ciucciaggine e la presunzione camminano sempre abbracciate).
E invece quel tavolo del centrosinistra contava eccome e aveva stabilito, da subito, il sostegno a Stasi e l’accordo con i cinquestelle.
Poi il colpo di scena: il centrodestra ufficializza la candidatura della Straface, con tanto di passo indietro di Azione e spernacchiamento della sgangherata strategia politica di Franco Madeo e della sua nuova maggioranza, e scoppia il panico nel PD.
Una candidatura autonoma non esisteva perché non si era costruita negli anni, impantanati come si era stati prima nelle cervellotiche manovre di Zagarese e poi nelle lotte post-congressuali; il sostegno alla Straface sarebbe stato un abominio politico di cui già Promenzio si era macchiato e, quindi, l’unica strada percorribile, per non restare al palo, rimaneva quella che portava a Stasi, lo stesso Stasi che tante notti insonni aveva causato alla maggioranza locale del partito e ai suoi vertici, anche provinciali e regionali.
A quel punto, finalmente, resisi conto della assoluta inadeguatezza politica del delegittimato segretario cittadino, sono subentrati Irto (nella persona di Franco Iacucci, perché Irto a Corigliano-Rossano non ci viene); Pecoraro (che conta, politicamente, come il due di bastoni quando la briscola è a denari) e Pacenza (l’uomo per tutte le stagioni, sistematicamente fallimentari, del PD cittadino).
Le regole di ingaggio di Irto, per i soldatini Iacucci, Pecoraro e Pacenza, sono state chiare fin da subito:
1) convergere su Stasi perché non c’era alternativa;
2) fare in modo che Stasi obbligasse i suoi a rimanere nel partito;
3) fare, a tutti i costi, una lista con il simbolo perché il simbolo del PD e la sua classe dirigente attraggono elettori come il miele attrae le mosche (le attrae pure il letame, a dire il vero, ma il paragone ci sembrava irrispettoso verso il simbolo) e perché, se Stasi avesse vinto, si sarebbero potuti intestare pure questo risultato, senza avere fatto, come sempre, assolutamente nulla per ottenerlo.
Che strateghi!
Che strategia!
Peccato che, ancora una volta, non avessero fatto i conti con Stasi il quale, pur accogliendo il PD e il suo super attrattivo simbolo, ha precisato subito che lui non avrebbe fatto nessuna lista per nessun partito e non avrebbe convinto nessuno a candidarsi in una lista piuttosto che in un’altra perché non c’è niente di peggio di un candidato a consigliere scontento.
Non siamo nella testa di Stasi ma siano pronti a scommettere qualcosa di più di un caffè che il suo pensiero sia stato: “se ce la fate a fare una lista buon per voi, altrimenti sono stracazzi vostri. Io già è tanto se vi carico sul mio carro e non vi lascio a piedi, perché so che siete venuti da me solo perché non sapevate più dove andare a sbattere la testa e per timore di estinguervi”.
Da quel momento è partito il “si salvi chi può” dalla lista del PD.
Sono scappati tutti, tranne Rosellina Madeo e pochissimi altri che, alla fine, sono scappati pure loro perché – si dice – scontenti del trattamento ricevuto e, soprattutto, della lista messa in piedi dal PD, una lista che non arrivava neppure ai canonici ventiquattro nomi, fatta da molti riempilista o candidati del tutto sconosciuti agli iscritti e alla base e da qualcuno piovuto, come sempre, direttamente dal “cielo cosentino” per andare a mietere voti non propri e magari pure l’eventuale seggio, con la benedizione di Iacucci (che, da commissario “de facto”, doveva e deve rispondere ad Irto), di Aieta (perché “a volte ritornano”) e di Pacenza (che però ha suo nipote candidato in un’altra lista a sostegno di Stasi – ironia della sorte Flavio pure lui – e per il quale sta facendo campagna elettorale perché, si sa, la famiglia viene prima di tutto, anche della “ditta”).
Naturalmente, del solito delatore professionale senza manco il voto suo, neppure l’ombra.
Insomma, in conclusione, ci viene da pensare che commissariare il circolo PD di Corigliano-Rossano non servirebbe assolutamente a nulla.
Bisognerebbe chiuderlo e amen.
A. G.