Tante consuetudini si ripropongono perché “così si fa”; alcuni magari non le conoscono proprio, altri forse le hanno ormai dimenticate: eppure ogni piccola cosa del nostro “1° maggio” ha un suo senso.
Allora…
- è uso diffuso a Corigliano, il 1 maggio, porre in bella mostra sul balcone di casa una tovaglia bianca ricamata di Lino o comunque la più bella del corredo (magari “a tuvagghjia ir’u tileri”) insieme ad una rosa, affinché il candore e la purezza del telo bianco (che si addicono alla Vergine) siano di buon augurio per l’ingresso del mese Mariano, caratterizzando l’auspicio col simbolo del periodo (la rosa)
- guardando verso il cielo ed “attraversando l’acqua” (un torrente, un ruscello..ma anche un minimo rigagnolo, alla bisogna) si recita un Padre Nostro a San Paolo mangiando tre fichi: è una tradizione contadina (dato peraltro che il lavoro, un tempo, veniva svolto prevalentemente nei campi), riproposta affinché il relativo “santo protettore” con questo rituale ci tenesse indenni, per tutto l’anno, da eventuali morsi di rettili; non dimentichiamo, infatti, il nostro consueto modo di dire “quanni viri u sirpenti chiemi a San Pauli!!!!” (cioè “cerchi un aiuto estremo al momento del bisogno!!”)