Sono giorni di trepidante attesa, per i residenti nell’area urbana di Corigliano, in vista del 25 aprile, solenne festività di San Francesco di Paola.
Tornano così a vibrare le emozioni nelle famiglie coriglianesi e a ravvivarsi le sensibili percezioni scaturite dall’orgoglio di appartenere ad una comunità ed essere fedeli e devoti al Santo Patrono e Protettore, al quale sono puntualmente dedicate, ogni anno, le tradizionali celebrazioni religiose e civili.
In tale ricorrenza fioccano così preziosi ricordi. Come quelli sapientemente tramandati dal professor Giovanni Scorzafave, raffinato cultore di storia e tradizioni locali, che in onore della città natia e delle sue memorie ha realizzato un sito internet (www.coriglianocal.it) molto interessante e ricco di aneddoti e curiosità.
“Negli anni ’40, numerose erano le persone devote a San Francesco di Paola. Tra queste, molti emigranti, soprattutto quelli di New York e dell’Argentina, molte famiglie, per aver chiesto e ricevuto qualche grazia da San Francesco, commercianti, semplici e umili cittadini, latifondisti, e, in particolare, i cosiddetti massari. Ognuno, a seconda delle proprie possibilità, donava un’offerta in denaro al Santo Patrono per contribuire anche alle spese che il Comitato organizzatore sosteneva per la festa di San Francesco. Le offerte, però, non sempre avvenivano in denaro. Un’offerta particolare, non in denaro, in quegli anni era quella dei massari più facoltosi della Città. Questi – ricorda Scorzafave – per ringraziare il Santo, e come segno di buon auspicio per il raccolto, donavano a San Francesco un vitello molto pregiato, che, poi, veniva messo all’incanto, per devolvere la somma raccolta al già citato Comitato. Come raccontano le persone anziane, l’aggiudicazione della vendita del benedetto vitello (benedetto perché un dono a San Francesco) avveniva in un clima molto suggestivo, per le offerte al rialzo e con qualche puntuale e immancabile simpatica polemica. Solo dopo tante offerte veniva aggiudicato il vitello, ‘u vitiell’i Sam Bbrancischi. Di solito, si occupavano di questo incanto le persone che avevano un certo ruolo importante nella Città, e ciò anche per poter raccogliere una buona somma dalla vendita del vitello. Oggi questi gesti non ci sono più…”.
FABIO PISTOIA