E’ evidente a tutti, soprattutto a chi vive nella Sibaritide, che una delle questioni che più penalizza l’economia del nostro territorio e, più in generale, del Meridione risulta essere proprio l’arretratezza e la carenza delle infrastrutture.
Che si tratti di strade, di porti ovvero della linea ferroviaria, il mancato adeguamento tecnologica aumenta in maniera esponenziale il dislivello rispetto non solo alle regioni del Nord ma anche rispetto alle regioni, come la Puglia, che al Sud hanno invertito, attraverso governi regionali illuminati (in Puglia soprattutto dall’esperienza Vendola), il trend.
Ed allora diventa importante, per la nostra città e per l’intera fascia jonica, la notizia dell’accordo sull’ammodernamento della SS 106 nel tratto che interessa la città di Corigliano-Rossano. Quello su cui, però, bisognerebbe porre l’attenzione non è solo il raggiungimento di un obiettivo così importante ma occorre evidenziare il “metodo” e “l’atteggiamento” che hanno portato ad un risultato importantissimo.
L’amministrazione comunale ha per lungo tempo sostenuto un confronto, spesso anche dai toni accesi, con Anas, governo regionale e governo nazionale, sulla necessità di ascoltare la propria voce nella realizzazione dell’opera. Il progetto che in origine veniva proposto alla città aveva due caratteristiche importanti ed impattanti: sventrava il territorio e l’abitato, soprattutto nella parte rossanese, e non teneva minimamente conto delle osservazioni degli amministratori. Un modus operandi che non poteva e non doveva essere supinamente accettato da chi rappresenta la nostra città. La lunga trattativa messa in campo ha trovato forti voci “critiche” di chi, tra politica e associazionismo diffuso, mettevacome unica “conditio sine qua non” la necessità di far partire il cantiere. L’amministrazione veniva sostanzialmente messa alla gogna perchè riteneva di dover cercare non una soluzione qualsiasi purchè l’opera si realizzasse ma di dover ottenere la miglior opera possibile tenendo conto delle necessità della città, della sua struttura urbana e dell’impatto ambientale.
Attraverso questa trattativa mai subalterna si è arrivati ad una proposta ed ad un progetto che risponde a tutte queste necessità, a tutte queste osservazioni e che premia, attraverso alcune opere di compensazione (sembrerebbe persino alcuni porticcioli turistici), la posizione indipendente dell’amministrazione comunale.
E, credo i più attenti lo ricorderanno, una posizione politica che anche nel passato ha “salvato” la nostra città da opere che ne avrebbero messo a rischio la sua natura ed il suo futuro. Mi riferisco al tentativo di insediare un rigassificatore nel porto di Corigliano e di un cementificio: entrambe le opere vennero fermate dall’amministrazione Genova che si oppose con fermezza.
Al contrario, altre volte, amministrazioni più deboli o forse più “accomodanti” hanno permesso/subito scippi di cui ancora nessuno si assume la responsabilità: dalla tratta marittima Corigliano-Catania barattata con le quote latte e con una pedemontana in lombardia alla chiusura del Tribunale.
Quello adottato dall’amministrazione Stasi, al di là del giudizio generale che si può avere sulla sua opera, rappresenta un modello di comportamento politico che dovrebbe essere assunto come esempio rispetto alle numerose, e delicate, questioni che mettono a confronto gli interessi del territorio, dello Stato e delle multinazionali. Da qui a breve ci sarà la questione dell’Enel ma restano già in campo i contenziosi con la rete idrica e con l’autorità portuale di Gioia Tauro, resta costantemente attenzionata la costruzione dell’ospedale unico, l’ammodernamento della rete ferroviaria ecc.
Il confronto deve essere necessariamente uno strumento che pone come questione dirimente l’interesse del territorio che non va né tradito in nome degli interessi privatistici delle multinazionali ovvero di una visione spesso distorta e momentanea della politica nazionale (l’esempio del Ponte sullo Stretto dovrebbe rendere l’idea). Di conseguenza, l’atteggiamento delle amministrazioni, e più in generale della politica dei territori, che siano sindacati ovvero partiti ed associazioni, deve essere quello di riconoscere come sua compito principale il riconoscimento del diritto di partecipare come attore principale alla discussione.
Ed allora il ruolo e il risultato che l’amministrazione Stasi ha ottenuto deve essere da un lato apprezzato, dall’altro deve essere assunto come riferimento per le prossime “contrattazioni” che non potranno più vederci ridotti a periferia dell’impero-
Alberto Laise, assemblea nazionale del PD