Nella mattinata odierna, domenica di febbraio di vento e freddo, ho fatto capolino al Parco Periurbano Comunale di via Provinciale, nel cuore di Corigliano Scalo. Una delle poche oasi di verde pubblico e agorà di socialità che il territorio annovera.
All’ingresso, non ho potuto che osservare la stele commemorativa ivi collocata per Fabiana Luzzi, giovanissima figlia della nostra città la cui prematura e tragica scomparsa è rimasta scolpita nel cuore di tutta la comunità natia.
Anche quest’anno una visione suggestiva: un albero di mimosa, in tutto il suo rigoglioso splendore, alle spalle della medesima stele, quasi a mo’ di cornice disegnata da Madre Natura.
È un ‘quadro’, questo, che non mi lascia mai indifferente, tant’è che lo immortalo sovente in scatti fotografici. Una sorta di binomio in un’unica immagine: la vita e la morte. La prima, rappresentata dalla colorata mimosa, simbolo per antonomasia della Donna, della sua figura di figlia e madre, sorella e compagna nella buona come nella cattiva sorte, indissolubile punto di riferimento nelle avversità e in ogni tappa dell’esistenza. La seconda, tristemente ben rappresentata da quella muta stele, che ci ricorda puntualmente, come un pugno nello stomaco, ciò che d’orribile è stato fatto, facendo cessare bruscamente, insieme alla vita di questa nostra ragazza, la gioia di un’intera famiglia e gettando nello sconforto la nostra comunità e l’Italia tutta.
Un pensiero speciale, dunque, alla famiglia Luzzi, virtuoso esempio di forza d’amore, alla quale sono legato da sentimenti di stima e affetto. Quell’amore che, come scrive il teologo Ramon Llull, “nasce dal ricordo e vive di intelligenza”.
FABIO PISTOIA