“Nel 2014 – dopo l’entrata in vigore della normativa che prevedeva la soppressione degli Uffici di Giudice di Pace comunali e l’istituzione di quelli Circondariali, interamente a carico dello Stato
– il Ministero della Giustizia offrì la possibilità di “riaprire” i presidi soppressi a condizione che gli stessi fossero “mantenuti” dai rispettivi Municipi e con personale proprio. Corigliano, all’epoca, aderì a quella possibilità e il Comune fece interpello tra il personale che, però, andò a mal fine. Fu nel 2015 che, grazie alla riapertura dei termini del bando, il Comune potè prodigarsi, aderendo alle direttive ministeriali che, oltre ad imporre l’intero importo delle spese a carico dell’Ente, prevedeva un organico di 5 unità (1 cat. D, 1 cat. C., 1 cat. B, 2 cat. A). Ci si attivò, quindi, nel reperimento delle unità previste e fu un’opera defatigante che, solo grazie alla disponibilità del personale, potè dirsi compiuta. Con delibera n. 200 del 9 ottobre 2015, dunque, l’Amministrazione Comunale del tempo istituì l’Ufficio del Giudice di Pace di Corigliano Calabro”.
È quanto dichiara, in una nota, il consigliere regionale di Forza Italia Pasqualina Straface. Ricordando l’iter istituzionale perseguito in merito a tale importante presidio di giustizia sul territorio, il rappresentante istituzionale pone una serie di quesiti e rilancia la centralità del medesimo presidio per tutta la cittadinanza.
“Il personale prescelto dovette svolgere un corso di formazione, specializzazione e inquadramento che ebbe luogo dal 9 gennaio 2015 al 31 dicembre 2016, onde far acquisire professionalità e competenza a coloro i quali erano stati demandati a quell’Ufficio, e il 1 gennaio 2017 l’ambito presidio vedeva finalmente la luce grazie all’impegno dell’allora Vice Sindaco, avv. Francesco Paolo Oranges. Inizialmente retto da un solo Giudice con 2 presenze settimanali, via via, per il corposo contenzioso civile e penale, si è visto assegnatario di ben tre Magistrati Onorari. I numeri parlano da sé: da un contenzioso civile di ben 980 procedimenti civili iscritti nel 2017 fino a raggiungere, nel 2022, il numero di 1250; il penale è passato dai 30 del 2017 ai 40 del 2022. Nonostante i pensionamenti, l’Ufficio ha retto benissimo e ha riscosso gli apprezzamenti delle Presidenze del Tribunale di Castrovillari, degli avvocati e della cittadinanza. Nonostante la presenza di una sola Categoria C, l’Ufficio ha camminato con solerzia e continuità e, poi, finalmente e da poco tempo, fu dotato di una nuova categoria D. Senza ombra di dubbio – dichiara Straface – può dirsi che l’Ufficio è un vero e proprio Presidio di Giustizia che offre notevoli vantaggi e servizi alla utenza. È un vero e proprio fiore all’occhiello, con Claudia Cimino, Francesco De Gaetano, Giovanni Semeraro, Giovanni Vulcano e tirocinanti. Un po’, così come l’Ufficio Demografico Corigliano 1, impaginato e compaginato alla meglio, con la Responsabile dr.ssa Teresa Berardi e l’intero staff: Antonio Sacchetti, Francesca De Cicco, Giovanni Valentini, ecc. che, con spirito di abnegazione, l’hanno reso un Ufficio modello. Oggi, i vertici sono stati trasferiti altrove e a ruoli diversi. Ora, la pretesa cosiddetta “rotazione” che, però, deve rispondere a criteri di logica e di efficienza e non solo sulle asserite norme anticorruzione che, nel caso di specie, non sono né aderenti e né confacenti. Per ciò che riguarda il Giudice di Pace, il personale – formato dal Ministero della Giustizia – costituisce un’eccezione che, per la specificità del ruolo e della sua pregnanza, doveva essere escluso da tali “movimentazioni” che altro non provocheranno se non ulteriori problemi e incagli. Chi, infatti, istruirà i novelli lì trasferiti per i compiti da assolvere? È possibile – chiede Straface – che una categoria D, applicata solo il 1 febbraio 2021, venga, dopo quasi due anni, assegnata ad altro servizio? Vengono o non vengono fatti i report sull’efficienza e la produttività? Si è mai pensato di dialogare e comunicare con la Presidenza del Tribunale sul funzionamento di quell’Ufficio e di avere contezza di numeri e dati? Tali “movimenti” altro non fanno che minare alle fondamenta di solidi servizi che, finora, hanno servito la causa”.