La comunità di Corigliano è profondamente legata alla figura di Santa Lucia, la cui festa liturgica ricorre, ogni anno, il 13 dicembre.
Non è un caso, difatti, che allo Scalo cittadino sorga una popolosa contrada che porta il suo nome, così come, nella medesima area del territorio comunale, abbia luogo una caratteristica chiesetta a Lei dedicata.
Il trascorrere del tempo non ha affievolito i riti, le usanze, le tradizioni care ai coriglianesi per questa ricorrenza. Come non ricordare, a tal proposito, le “tredici cose” alla base della succulenta cena della Vigilia, ricca di varietà di frutta d’ogni genere, e la squisita “cuccia”, preparata con il grano e l’ottimo miele di fichi?
In questo giorno, nel passato, in molte zone della Calabria, ognuno si asteneva dal lavoro perché non santificandolo la Martire non avrebbe preservato loro gli occhi da mali ed infortuni. Quanti erano impegnati nella raccolta delle olive sospendevano il lavoro a mezzogiorno: il gabellotto radunava i dipendenti invitandoli alla tavola imbandita con diversi cibi e frutta. Dopo aver mangiato e bevuto, si dava vita a balli e canti; l’innamorato paragonava occhi e ciglia dell’amata a quelli bellissimi di Lucia, cantando che la sua bella aveva ricevuto gli occhi in prestito dalla Santa ma, alla richiesta di restituzione, glieli aveva negati e tenuti per sé per far innamorare il giovane:
‘Ss’ uocchj nun suni tua, cà li canusciu,
su’ de Santa Lucia: ci l’arrobbàsti;
cà li volisti ‘na simana ‘mprustu:
traditurèlla mia, ci li negasti!
Quest’occhi non tuoi, perché li conosco,
sono di Santa Lucia: glieli rubasti;
chè li hai voluti una settimana in prestito:
traditorella mia, glieli negasti!
FABIO PISTOIA