Un mese, o poco lì, ci separa dal Santo Natale. Orbene, a Corigliano non abbiamo bisogno di fare il Presepe: lo abbiamo tutto l’anno ed è il nostro stupendo Centro Storico.
Il Castello Ducale, le Chiese, i Monumenti, i Vicoli, i Palazzi: tutto ‘parla’ di arte e fervore religioso, cultura e devozione popolare, che attendono solo di essere salvate dall’oblio da parte delle preposte Istituzioni.
La foto che mi invia una gentile concittadina consegna, in tutto il suo splendore, il fascino del borgo antico, le sue luci, l’intima appartenenza ai luoghi dell’anima di ciascuno di noi, delle nostre famiglie, della nostra identità. Ma c’è, in questo luminoso ‘ritratto’, la conferma di un’amara verità: il desolante e contrastante buio che avvolge la Chiesa del Carmine.
Per Giacomo Patari, nella sua storia di Corigliano del 1891, quella del Carmine «è la seconda Chiesa delle belle, grandi esistenti in Corigliano». Per lo storico Francesco Grillo, invece, «architettonicamente è la più interessante». A Corigliano – non mi stancherò mai di scriverlo – esiste una chiesa maestosa che da decenni non è visitabile in quanto in completo stato di abbandono: la Chiesa carmelitana dell’Annunziata annessa all’antico Convento del Carmine.
Una situazione inaccettabile che si placa, in modo temporaneo e parziale, solo nell’annuale solenne festività del 16 luglio dedicata alla Madonna del Carmelo. Un momento di fede e devozione popolare che si perpetua grazie all’impegno profuso dalla Comunità parrocchiale di Sant’Antonio e alla vibrante partecipazione di numerosi cittadini, donne e uomini che in tale ricorrenza tornano ad esprimere sinceri sentimenti di appartenenza e d’orgoglio, a giusta ragione mai sopiti.
Sarebbe più che opportuno che questo prezioso bene storico, artistico, culturale e religioso divenisse per tutto l’arco dell’anno simbolo dei fasti e della vita di un tempo, iniziando dalla costante apertura di quel triste cancello che oggi ne impedisce la visuale e finanche la deposizione di un fiore all’esterno della Chiesa, per come invece richiesto da molti cittadini. Un’istanza legittima e un’esigenza dai più avvertita della quale ci si fa, seppur modestamente, strenuo sostenitore.
In attesa di tutto ciò, che s’illumini, almeno, questo autentico baluardo di un passato che è certezza d’unione, speranza e avvenire per tutta la comunità.
FABIO PISTOIA