Domani, 2 ottobre, si festeggiano i Santi Angeli, oggi espressamente citati nel “Martirologio Romano” della Chiesa Cattolica come Angeli Custodi. Tale data è stata fissata nel 1670 da Papa Clemente X.
L’Angelo Custode, che indica l’esistenza di un angelo per ogni uomo, che lo guida, lo protegge, dalla nascita fino alla morte, è citata nel Libro di Giobbe, ma anche dallo stesso Gesù, nel Vangelo di Matteo, quando indicante dei fanciulli dice: “Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli”. La Sacra Scrittura parla di altri compiti esercitati dagli Angeli, come quello di offrire a Dio le nostre preghiere e sacrifici, oltre quello di accompagnare l’uomo nella via del bene.
Anche la comunità di Corigliano Calabro è stata profondamente legata al culto degli Angeli Custodi. Pier Tommaso Pugliesi, nel suo libro “Istoria Apologetica di Corigliano”, menziona, tra le chiese esistenti sul territorio nell’Ottocento, alcune delle quali purtroppo andate scomparse nel tempo, la chiesa dell’Angelo Custode. Risalente probabilmente al 1500, era appartenuta ad una omonima Confraternita laicale, per poi passare sotto il patronato delle Clarisse. Di questo luogo di culto, oggi, nulla resta, eccezion fatta per una statua, dell’Angelo Custode appunto, custodita nella chiesa di Santa Maria Maggiore.
Collocata nel quartiere popolare dei Vasci, nel centro storico della città, costituiva punto di riferimento, pur se non propriamente parrocchiale bensì come cappella, per le esigenze spirituali dei residenti. Accanto ad essa sorgeva anche una fontana, denominata non a caso “fontana dell’Angelo”; come ricorda nel 1961 Pasquale Tramonti, era un’opera artigianale del XV secolo in granito nero nostrale, che era collocata contro un supporto della porta della Giudecca nei pressi di San Domenico. La fontana, come testimoniato da quanti in quei luoghi hanno vissuto negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza, veniva utilizzata sia per prelevare l’acqua per le rispettive case sia come abbeveratoio per gli animali.
L’incuria degli uomini finì per inghiottire sia la chiesetta che la fontana. La prima, negli ultimi anni, fu adibita addirittura a semplice magazzino.
Storie di un tempo che non è più, eppur costituisce patrimonio di memorie collettive da conoscere, tutelare e tramandare.
FABIO PISTOIA