La Procura distrettuale Antimafia, attraverso i carabinieri, monitorava istante per istante ogni movimento ed ogni conversazione telefonica o telematica dei fratelli Chiaradia in relazione a ben altra indagine, con ogni probabilità quella su un recente fatto di sangue.
Incendio doloso aggravato dal metodo mafioso. Questo il capo d’imputazione che viene contestato dal sostituto procuratore Alessandro Riello della Direzione distrettuale Antimafia di Catanzaro guidata dal procuratore capo Nicola Gratteri LEGGI ARTICOLO COMPLETO